DONNE FORTI D'AMERICA
 La politica deve essere per forza una cosa sporca?
 Quasi in concomitanza con le ultime elezioni americane e con la 
 designazione da parte di G. W. Bush a Segretario di Stato di 
 Condoleezza Rice, il “falco” che becca tutti senza misericordia 
 nella strenua lotta della politica americana, è uscito nelle 
 sale italiane un film terribile e sconvolgente, The Manchurian 
 Candidate ( 61.ma Mostra di Venezia) un remake dell'omonima 
 pellicola di Frankenheimer del '62 (in Italia nota come Va e 
 uccidi) in cui si vede chiaramente quanto il potere economico, 
 in una società post- democratica, influenzi le decisioni 
 politiche. In realtà i leader( non solo quelli americani)hanno 
 intenzione di conquistare il mondo sotto la bandiera della 
 sicurezza, con dietro il potere economico.
 L'attualità del film è nella sfacciata manipolazione mentale 
 operata da un fondo monetario - il Manchurian appunto - in grado 
 di condizionare la politica per i suoi fini personali (in Italia 
 non ci si dovrebbe stupire troppo), sfruttando le paure della 
 popolazione di voler riconquistare un senso di sicurezza che il 
 clima di terrore nel mondo ha creato e la induce a spingersi 
 verso chi è disposto a cancellare le sue insicurezze, al costo 
 di una considerevole perdita della libertà personale.
 Le analogie con la situazione che stiamo vivendo saltano agli 
 occhi e Condoleezza Rice, una donna determinata e decisa, che 
 non arretra davanti a nessuno, conferma ampiamente quest’impressione. 
 Si raccontano tante cose di lei, di Hillary Clinton, l’altra 
 tremenda che vuole a tutti i costi cavalcare la tigre del 
 dominio sul pianeta che c’è da chiedersi se questa schiera 
 femminile che sta, per ora e solo per ora, dietro le spalle dei 
 grandi, porterà l’umanità verso la pace.
 Se poi si pensa che Meryl Streep, l’attrice eccezionale che 
 tutti ammirano per i tantissimi films tra cui Kramer contro 
 Kramer, The hours, La musica del cuore( come evento a Venezia 
 nel 1999 come pure nel 1998, Ballando a Lughnasa), La Stanza di 
 Marvin, Affari di Cuore, La Mia Africa…. che in questo film 
 (2004) The manchurian canditate , tratteggia con straordinaria 
 bravura, come è suo solito, il ruolo della “senatrice” americana 
 Eleanor Shaw ( dio, come somiglia ad Hillary Clinton!) assetata 
 di potere che non indietreggia mai e sembra tanto un uomo con 
 gli “orecchini”, pare proprio che negli States siano tornate di 
 moda le famose matriarche del Border( Confine) o, meglio, della 
 Frontiera dei gloriosi Cows Boys che dimenticando i fronzoli dei 
 vari Padri pellegrini, sparano a destra e a manca, pur di 
 ristabilire l’ordine sociale.
 Condoleezza con le sue molte sorelle, sembrano intenzionate a 
 mirare dritte a questo(la domanda è: finalmente, si ristabilisce 
 un certo equilibrio che voleva le donne incapaci di 
 pragmatismo…o no?).
DOMANDE & RISPOSTE
 Meryl Streep, intelligente, colta, spiritosa, estremamente 
 disponibile, 55 anni portati con disinvoltura, incarna nel 
 remake dell’omonimo film del ‘62 (in Italia Va e uccidi), dal 
 romanzo di Richard Condon, il personaggio di una diabolica 
 senatrice, che impone al suo partito la candidatura del figlio 
 alla vicepresidenza. Nel corso del film, che è un buon giallo, 
 si capirà che il “figlioletto”, eroe nella Guerra del Golfo, è 
 la pedina di un complotto a base di lavaggio del cervello, 
 manipolazione della verità e controllo dei media( in questo film 
 è come vedersi in simmetria). 
 La Streep, che vanta il record assoluto di candidature all’Oscar 
 (13, con due statuette vinte per Kramer vs. Kramer e La scelta 
 di Sophie) risponde con eleganza alle tantissime domande che le 
 vengono poste, tra cui:
 -
 Pensa che un film come The Manchurian Candidate possa veramente 
 condizionare la gente nelle sue scelte politiche?
 E’ molto difficile affermare che un film influenzi gli elettori 
 americani- parlo per i miei compatrioti- in assoluto. Qualche 
 decennio fa essi erano considerati come degli ingenui, 
 felicemente tagliati fuori dal resto del mondo. Oggi è diverso; 
 c’è un diffuso e consapevole cinismo a causa del proliferare di 
 opinioni attraverso i media e Internet. In questo modo ci sarà 
 sempre qualche gruppo che sia d’accordo con te, però siamo anche 
 sospettosi sulle informazioni che ci vengono offerte. Credo che 
 la gente è impermeabile a qualsiasi dimostrazione o teoria. 
 Forse nei giovani vi sono ancora possibilità di apertura.
 -
 Lei tratteggia una feroce donna politica. C’è chi vede Hillary 
 Clinton, o Condoleezza Rice. Chi delle due?
 Sono sempre stata appassionata di politica( guardo tutti i 
 telegiornali)ed ho cercato ispirazione dai professionisti della 
 politica, che ho osservato nei tanti canali fatti solo di 
 notizie. In particolare Karen Hughes, capo organizzatore della 
 campagna elettorale di Bush del 2000 e portavoce del presidente, 
 del quale esprime opinioni e sentimenti in modo molto chiaro e 
 articolato. Mi ha molto interessato, perché ha lasciato la Casa 
 Bianca per prendersi cura dei figli, nel Texas, ma poi è tornata 
 nell’arena elettorale. Mi sono ispirata anche a molti uomini, 
 perché penso che il personaggio della senatrice sia una donna 
 molto atipica: aggressiva, diretta, decisa, sembra un uomo 
 politico. Lo si percepisce nella prima parte del film, quando 
 interviene in una riunione di alto livello e orchestra la nomina 
 a vicepresidente di suo figlio, in una stanza piena di 
 oppositori. Lo fa con grande immediatezza, con aggressività, 
 capacità di persuasione, senza compromessi. E’ una cosa molto 
 maschile, pervenire al comando di una riunione ribaltando la 
 situazione. Ho osservato un politico texano, Tom DeLay, e l’ho 
 messo in abito da sera, con orecchini e borsetta. Ma anche un 
 senatore dell’Oklahoma, James Inhofe. Sono gli ideologi, coloro 
 che non sembrano mai attraversati dal dubbio, che non ascoltano 
 le opinioni altrui. Ho creato un personaggio che vuole e 
 ottiene, come molti politici di successo. Basta guardarsi 
 intorno, no?
 -
 Qual è la motivazione di questo personaggio, l’amore per il 
 figlio o la sete di potere? 
 Non credo che Eleanor Shaw sia una donna che ama, perché l’amore 
 è anche rinuncia. E’ consumata dalla bramosia di potere e questo 
 la guida in ogni decisione: avrebbe voluto essere presidente, in 
 un mondo che non accetta leader femminili, e nell’impossibilità 
 di diventarlo riversa questa ambizione sul figlio. E’ 
 interessante, quando ero in Inghilterra tutti dicevano che 
 sembravo Margaret Thatcher, in America hanno trovato un 
 parallelo con Hillary Clinton. Ciò dipende dal fatto che si 
 tende a diffidare delle donne di potere, ad averne paura.
 -
 Anche a Hollywood è così? 
 A Hollywood è difficile per una donna arrivare a posizioni di 
 potere. Non a caso, il capo dello Studio che ha fatto questo 
 film, come pure “The Hours”, è una donna. Da quando Sherry 
 Lansing è a capo della Paramount, al cinema ci sono più donne 
 protagoniste. Ma l’effettivo problema è quello dei ruoli 
 femminili di una certa età. Qualcuno una volta mi ha spiegato 
 che i dirigenti degli Studios non vogliono vedere la prima 
 moglie sullo schermo, vogliono vedere la seconda, la terza, 
 forse la quarta moglie, mai la prima. Una donna, forse, potrebbe 
 avere la sensibilità di investire 20 milioni di dollari dando 
 spazio anche ad attrici non più giovani, un uomo raramente. Ne 
 “Il ladro di orchidee” ho interpretato una parte che era stata 
 scritta per una donna di 35 anni, ma Amy Pascal della Sony non 
 ha esitato ad accettare la proposta del regista, Spike Jonze, di 
 scritturare me che avevo più di 50 anni. Un altro dirigente si 
 sarebbe opposto.
 -
 Cosa ha provato ad interpretare una madre così particolare? 
 E’ un personaggio esagerato, metaforico. Per capirlo, bisogna 
 ricordarsi di Medea ed Elettra che ci dicono qualcosa di noi 
 stesse. Euripide ci insegna più cose sulle paure intime degli 
 esseri umani. Cosa succede quando si perdono i freni inibitori? 
 Si fanno cose sbagliate. Il mio essere madre non mi ha aiutato a 
 ricoprire questo ruolo. Certo, anche a me talvolta piacerebbe 
 inserire un chip nel cervello dei miei figli perché facciano 
 quello che voglio… Tutte le madri sarebbero d’accordo , o no?
 -
 Lei è un’attrice poliedrica. Riesce a rendere credibili le 
 figure più diverse. Come fa?
 Mi piace recitare in tanti ruoli differenti, non amo essere 
 limitata. Ci sono così tante persone interessanti da 
 tratteggiare, che è bello non chiudersi in un solo personaggio. 
 Probabilmente, nella mia mente mi piace essere sfidata dai tipi 
 che sono chiamata a interpretare.
Chi è
 Nata a Summit nel New Jersey il 22/06/1949, in una solida 
 famiglia borghese di origini olandesi, Meryl Streep avendo una 
 splendida voce da soprano, inizia a prendere lezioni di canto a 
 12 anni e soltanto dopo l'università abbandona l'idea di 
 diventare un'attrice da musical per dedicarsi invece a quella 
 sul grande schermo.
 Intelligente com’è, è stata lontana dalle cronache rosa ( è 
 sposata con lo scultore Don Gummer, dal '78). Il suo amore per 
 la recitazione è enorme e prima come studentessa alla Yale Drama 
 School, poi con il Public Theatre dell'impresario Joseph Papp, 
 recita Shakespeare, Ibsen, Shaw e Pirandello. Debutta sullo 
 schermo nel '77 con "Giulia" e l'anno dopo arriva la prima di 
 una lunga serie di nomination come miglior attrice non 
 protagonista in "Il Cacciatore" con Robert De Niro.
 Con "Kramer contro Kramer" vince il suo primo Oscar, ancora come 
 attrice non protagonista. Nell'81 gira "La Donna del Tenente 
 Francese", l'anno dopo "La Scelta di Sophie" e poi "Silkwood" e 
 per tutti e tre riceve la consueta nomination come miglior 
 attrice protagonista, vincendo con "La Scelta di Sophie" dove 
 interpreta una donna ebrea la cui vita rimane segnata per aver 
 compiuto la scelta di lasciare a morte certa la figlia in un 
 lager per salvare se stessa e l'altro figlio.
 Dagli anni '80 è tutto un correre verso il successo mondiale con 
 "La Mia Africa", "Ironweed" e "Un Grido nella Notte", "She - 
 Devil - Lei, il Diavolo" "La Morte Ti Fa Bella", "I Ponti di 
 Madison County", la "La Voce dell'Amore" , "La Musica del Cuore" 
 , "A.I." di Spielberg, "The Hours", "Minority Report"…
 Ed ora, The Manchurian Candidate.
 Per il ruolo della senatrice Shaw, erano state considerate anche 
 Glen Close, Jessica Lange ed Emma Thompson.
 Tutte bravissime, ma volete metterle con la Streep, che ha le 
 stesse capacità di una Hillary e di una Condoleezza, cioè delle 
 donne intrepide che hanno fatto l’America? 
 Maria De Falco Marotta - 
 Antonio de Falco
 GdS 20 XI 2004 - www.gazzettadisondrio.it
