Situazione RSA, pressante intervento del Prefetto su Governo e Regione
La Prefettura comunica che il Prefetto di Sondrio Salvatore Pasquariello, dopo aver promosso una serie di incontri che si sono tenuti nei mesi di aprile e maggio scorsi inerenti le problematiche che allora riguardavano le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) della provincia e averle successivamente rappresentate al Governo, ha ora interessato delle nuove criticità rilevate la Presidenza del Consiglio dei Ministri, i Ministeri dell’Interno, della Salute e dell’Economia e delle Finanze, nonché l’Assessorato al Welfare della Regione Lombardia.
Nel periodo più caldo della pandemia, cosidetta “fase 1”, ovviamente l’aspetto posto al centro dell’attenzione è stato principalmente quello sanitario, in considerazione del verificarsi, specie in alcune delle Residenze, di importanti focolai di contagio e di decessi riconducibili al Covid-19.
Nei mesi successivi la situazione nelle RSA è andata progressivamente migliorando sotto il profilo sanitario, anche grazie a tutta una serie di cautele messe in atto da parte delle RSA stesse e dall’Agenzia di Tutela della Salute di Sondrio. In questa “fase 2” l’attenzione si è spostata o comunque si è focalizzata su altri aspetti, egualmente importanti, di tipo economico, di forte impatto sulla vita delle Residenze e dunque sulle prospettive future delle stesse.
Dagli interventi e dalle esperienze esposte dai rappresentanti delle RSA sono emerse, unitamente a problematiche comuni, una gamma di situazioni e di criticità diversificate, che hanno riguardato sia il profilo gestionale-organizzativo, sia quello economico-finanziario.
La gestione della pandemia ha messo a dura prova l’organizzazione di molte RSA, contribuendo ad aggravare talune situazioni di criticità già presenti in quelle realtà e più volte segnalate: prima fra queste la perdurante carenza di operatori sanitari e sociosanitari (medici, infermieri, fisioterapisti, ausiliari socio assistenziali (ASA) e operatori socio sanitari (OSS).
Per quanto riguarda in particolare il profilo dell’operatore socio assistenziale e sociosanitario, le RSA auspicano lo svolgimento di una serie di corsi straordinari di qualificazione finanziati dalla Regione Lombardia e quindi a partecipazione gratuita.
In relazione alla carenza di medici e infermieri, invece, le stesse rinnovano la richiesta sempre alla Regione Lombardia di farsi portavoce di un’istanza di potenziamento dei posti nei relativi corsi universitari.
Oltre a ciò le RSA fanno presente che le unità d’offerta sociosanitarie sono chiamate a bisogni sanitari di un’utenza sempre più compromessa che, in quanto tale, richiede risposte professionali qualificate, a prevalenza sanitaria, a fronte di una remunerazione tariffaria che da anni permane cristallizzata.
Nel corso della “fase 1” le RSA si sono trovate nella situazione di affrontare un grandissimo sforzo amministrativo ed economico per mantenere in isolamento anziani affetti da covid ed erogare loro adeguate prestazioni sanitarie, pur in assenza dei requisiti strutturali, tecnologici e gestionali propri delle strutture ospedaliere. Rilevante è stato poi il costo sostenuto per dotare operatori ed ospiti di adeguati DPI.
A causa della pandemia e dell’ordinario andamento dei decessi all’interno delle RSA, le stesse, aduse a livelli di saturazione dei posti prossimi al 100%, si sono trovate con numerosi posti vuoti.
A questo va aggiunto che per effetto di una delibera della Giunta della Regione Lombardia dell’ 8 marzo 2020 sono state bloccate le ammissioni di nuovi ingressi e a seguito del DPCM dell’8 marzo sono state sospese le attività in presenza delle unità d’offerta semiresidenziali. Solo con la delibera regionale del 9 giugno sono riprese le ammissioni.
L’obbligo di tenere a disposizione per l’eventuale isolamento degli ospiti una camera di degenza per ciascun nucleo ha poi fortemente limitato il processo di occupazione dei posti rimasti vuoti, in particolare nelle RSA con nuclei di piccole dimensioni o prive di camere singole le quali, spesso, per ricavare una camera di isolamento con bagno hanno dovuto sacrificare due o più posti (anche se la delibera regionale dell’8 agosto ha mitigato i vincoli delle procedure sulle nuove ammissioni).
I citati provvedimenti hanno poi generato una serie di dubbi interpretativi che, in assenza di chiarimenti da parte di chi li ha emanati, stanno rallentando le scelte organizzative, con gravi ricadute economiche.
A tal proposito non va sottovalutato che i gestori, in assenza di direttive e procedure regionali chiare e univoche, sono orientati a scelte di estrema cautela.
Premesso quanto innanzi, il Prefetto ha fatto presente al Governo e alla Regione che le RSA operanti in questa provincia, generalmente di piccole/medie dimensioni, stanno vivendo, per effetto della complessiva ridefinizione di propri modelli organizzativi, oltre che dell’importante riduzione della capacità ricettiva, una gravissima crisi finanziaria, determinata dalle minori entrate per rette e tariffe dal fondo sanitario regionale (voci, queste, che rappresentano la quasi totalità delle fonti di finanziamento), a fronte di impegnativi incrementi di costi.
In conclusione, il timore è che la sopravvivenza delle strutture sociosanitarie residenziali e semiresidenziali (le quali, peraltro, da sempre praticano politiche virtuose nella determinazione delle rette a carico degli utenti) e il loro ruolo di risposta ai bisogni del territorio siano posti a serio rischio.
Gli addetti ai lavori ritengono poi che le problematiche summenzionate non vedranno una risoluzione in tempi brevi e pertanto hanno chiesto interventi più incisivi, a partire da una politica del personale che miri a incentivare il reclutamento di tutte le figure professionali attivando appositi corsi di formazione.
Sondrio, 8 ottobre 2020