"GIORNI DI GHIACCIO NEL CUORE"
Dalla bestia ai santi: la gamma dell'umana progenie.
C'è qualcosa di divino in ogni uomo, e, talvolta, un'ansia ferina votata alla morte: istinto e ragione a confronto, la scintilla dionisiaca e l'ebbrezza bacchica della perdizione, che chiudono il cerchio ricurvo sull'infinito.
La Montagna: furia selvaggia ed estrema poesia.
E Marco Confortola, uomo dei monti dalla scorza dura, l'Iron -man dai muscoli d'acciaio, il selvadek dal passo felino, ma anche il cantore ineffabile di un creato aggiogato al capriccio dell' insensibile padre Crono, capace di tutto, anche di divorare i suoi figli.
Pioniere audace che varca spazi sconosciuti, che viola strade mai percorse, che sogna addormentandosi lassù, fin quasi alle stelle, mentre il gigante silenzioso veglia dal tetto del mondo.
Meglio non farsi notare, meglio aggirarsi furtivi tra vicoli oscuri, in silenzio, meglio non suscitare l'attenzione di Dei distratti e malfidi, Dei di un olimpo di ghiaccio, mutevoli come la facce della luna, faziosi e biliosi dinanzi a chi osa sfidare le loro eccelse sommità.
Novello Prometeo, Confortola ha vinto la sfida, mai tanto amara, rubando la sacralità di luoghi inaccessibili, lontani dai clamori mondani, per scoprire il silenzio remoto in cui la sua voce e quella di Dio si sono confuse, piegate al giogo dei venti, nell'eco malferma di canaloni e seracchi.
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"Giorni di ghiaccio", patinata edizione della Baldini Castoldi Dalai di Milano, diventa così, anche con il suo splendido apparato iconografico, più di una semplice cronistoria di un'anabasi epica dai contorni maledettamente tragici, molto più della nuda testimonianza a caldo dell'esperienza drammatica dei giorni crudi di un'ardita dozzina d'eroi, novelli ulissidi in viaggio verso l'ignoto della Notte.
"Giorni di Ghiaccio" è piuttosto la metafora della vita di ogni uomo che si confronta con se stesso, in lotta continua oltre i propri limiti, verso l'eternità.
Nulla di più triste dell'oblio per chi insegue un sogno mai compiuto cercando invano di lasciare una traccia, un segno di sé ormai sepolto e cancellato dalle nevi himalayane.
Ma Marco è tornato e già è un "segno", un testimone del tempo, un eroe vero del "suo" tempo per tanti giovani a cui addita la via del sacrificio e del coraggio.
"Giorni di Ghiaccio" diventa così un vademecum, una sorta viatico per chi si mette in cammino dimenticando che spesso non è la meta che conta, ma proprio il viaggio che conduce alla cima o soltanto dentro di sè.
Nello Colombo
(8.4.2009 - anticipazione del n. 10)