CHE EFFETTO FA ESSERE UN PIPISTRELLO? - THOMAS NAGEL, PREMIO BALZAN PER LA FILOSOFIA MORALE
Con i tempi che corrono, é difficile che la gente possa interessarsi alla filosofia. Eppure, senza di essa, specie di quella morale o etica, non si capisce quasi niente dell'agire dell'umanità , sopratutto ci si rende conto che non tutto é relativo come molti attuali pensatori vogliono far passare, ma che le azioni di
ciascuno sono concatenate a quelle degli altri inesorabilmente. Bene ha fatto la Fondazione Balzan che ha assegnato, a Thomas Nagel (USA/Serbia) il suo Premio 2008 per la filosofia morale con questa motivazione: Per i suoi fondamentali e innovativi contributi alla teoria etica contemporanea, sia nell'ambito delle scelte personali e individuali sia nell'ambito delle scelte collettive e sociali. Per la profondità e la coerenza della sua originale prospettiva filosofica, incentrata sulla tensione essenziale fra un punto di vista oggettivo e impersonale e un punto di vista soggettivo e personale. Per l'originalità e la fecondità del suo approccio filosofico ad alcune fra le più importanti questioni di vita contemporanee. Egli, infatti, con chiarezza e accessibilità illustra e interpreta secondo la propria visione gli argomenti fondamentali della filosofia: la conoscenza, il rapporto mente-corpo, il linguaggio, il libero arbitrio, il confine tra giusto e sbagliato, la morte, il significato della vita. I problemi su cui si sono arrovellati i pensatori nei secoli vengono affrontati non a partire dalle teorie e dagli assunti dei grandi maestri, ma riflettendoci a fondo, facendo filosofia nel modo più diretto.
Professore di filosofia e Diritto alla New York University, è diventato popolare per un suo articolo certamente curioso, dal titolo "Che effetto fa essere un pipistrello?", uscito nel 1974 su The Philosophical Review e ristampato nella raccolta Questioni mortali cinque anni più tardi. Si tratta di un punto di riferimento essenziale per chi nutre interessi filosofici e scientifici riguardo al tema della coscienza: in esso vi sono già buona parte delle argomentazioni che hanno animato il dibattito filosofico recente sulla natura della coscienza. Nagel ha anticipato molte considerazioni che sono state avanzate nei due decenni successivi, condensandole in un brano breve ed efficace.
L'articolo sorge da una riflessione molto semplice: cosa significa condividere la stessa realtà per esseri con apparati sensoriali così diversi come l'uomo e il pipistrello? Nel testo, il filosofo rivendica la necessità di una fenomenologia capace di mostrare i caratteri comuni della condivisione di un mondo da parte di esseri che abbiano sensi e concetti differenti dai nostri: lo fa per risolvere il paradosso per cui, se definiamo le soggettività come monadi incomunicanti e l'oggettività come ciò che può venir compreso dalla fisica, allora un pipistrello e un uomo abiterebbero in due mondi completamente diversi. Egli vuole affermare che la vera sfida per una teoria della mente che intenda confrontarsi anche con il problema dell'io e della soggettività è la coscienza, termine che - secondo la lezione di Brentano, poi ripresa da Husserl - si connette strettamente a quello di intenzionalità, nel senso del riferirsi a o di dirigersi consapevolmente verso qualche cosa, sia esso un oggetto esistente o meno. Tale sfida è stata accolta in particolare da John R. Searle, sul versante filosofico, e da Gerald M. Edelman, su quello delle neuroscienze: entrambi gli autori hanno elaborato una teoria naturalista della coscienza che, pur facendo riferimento ai dati sperimentali della neurobiologia, non accetta l'idea che la mente sia ridotta al cervello e tanto meno eliminata in favore di un agglomerato di neuroni e sinapsi. L'obiettivo comune di Searle e di Edelman è una teoria non- riduzionista ed evoluzionista della mente che riesca a tenere insieme le attuali conoscenze sull'architettura del nostro cervello, che ci portano a riconoscere la reale esistenza degli stati mentali e degli stati cerebrali.
Allora, perché Nagel ha scelto proprio il pipistrello? Ecco la sua spiegazione:
«Ho scelto i pipistrelli invece delle vespe o dei passeri perché se ci si allontana troppo dall'albero filogenetico, gli uomini perdono gradualmente la fiducia sul fatto che vi sia realmente esperienza. I pipistrelli, benché più vicini a noi che le altre specie citate, presentano tuttavia una gamma di attività e un apparato sensorio così differenti dai nostri che il problema che desidero porre è eccezionalmente nitido (sebbene possa certamente essere sollevato anche a proposito di altre specie). Pure senza il beneficio della riflessione filosofica, chi ha passato un po' di tempo in uno spazio chiuso con un pipistrello agitato sa che cosa vuol dire incontrarsi con una forma di vita fondamentalmente estranea».
Chi è Thomas Nagel
Nasce a Belgrado il 4 luglio del 1937, ma ha ottenuto la cittadinanza americana nel 1944. Prima di diventare professore di Filosofia e Diritto alla New York University, ha studiato alle università di Cornell, Oxford e Harvard; in quest'ultima ha conseguito il PhD nel 1963. È conosciuto soprattutto nel campo dell'epistemologia e della filosofia della mente, ma ha pubblicato lavori di rilievo anche in ambito morale (filosofia politica, etica, filosofia del diritto). Le sue opere principali sono: La possibilità dell'altruismo (1970); Questioni mortali (1979) raccolta di saggi e articoli, tra i quali La bisezione del cervello e l'unità della coscienza del 1971 e il famoso "Che effetto fa essere un pipistrello?" del 1974; Uno sguardo da nessun luogo (1986); Una brevissima introduzione alla filosofia (1987); I paradossi dell'uguaglianza (1991); L'ultima parola. Contro il relativismo (1997). Membro della American Academy of Arts and Sciences e della British Academy, Nagel ha più volte collaborato con la Guggenheim Foundation, la National Science Foundation e la National Endowment for the Humanities. Il professore che é molto disponibile, ha questi recapiti:
Thomas Nagel - University Professor; Professor of Law; Professor of Philosophy Department of Philosophy
5 Washington Place New York, NY 10003 Phone: (212) 998-6225
Fax: (212) 995-4179 - Email: thomas.nagel@nyu.edu
Occorre anche informare che Thomas Nagel è uno dei protagonisti più acuti e sensibili nell'ambito della filosofia analitica. Nella Introduzione a Uno sguardo da nessun luogo, egli ha sostenuto che uno dei compiti più difficili per la filosofia è quello di esprimere nel linguaggio problemi informi, ma intuitivamente percepiti, senza perderne il senso. Secondo lui la filosofia è "l'infanzia dell'intelletto, e una cultura che cerchi di farne a meno non crescerà mai".
L'idea che la filosofia sia l'infanzia o l'adolescenza dell'intelletto non è una metafora. "Le nostre capacità analitiche sono spesso altamente sviluppate prima che abbiamo imparato gran che sul mondo, e intorno ai quattordici anni di età le persone cominciano a pensare per conto loro ai problemi filosofici - su quello che esiste davvero, se possiamo conoscere qualcosa, se qualcosa è veramente giusto o sbagliato, se la vita ha qualche significato, se la morte è la fine. Si è scritto per centinaia di anni su questi problemi, ma il materiale filosofico viene direttamente dal mondo, e dalla nostra relazione con esso, non dagli scritti del passato. Ecco perché quei problemi si ripresentano continuamente nella testa della gente che non ha letto nulla in proposito." Tra questi numerosi problemi, Nagel ne ha selezionati nove: come conosciamo qualcosa, il problema delle altre menti, il problema mente-corpo, la natura del linguaggio, il libero arbitrio, il fondamento della moralità, l'idea di giustizia sociale, la natura della morte, il significato della vita. E per chi volesse accostarsi meglio al suo pensiero vi sono i seguenti :
Maria de Falco Marotta
Siti per approfondimenti:
Nagel/Filosofico.net
Pagina dedicata a Thomas Nagel.
Nagel/NeoNeoetics
Edizione integrale del saggio di Nagel, "What is it like to be a bat?".
Nagel/Nyu.edu
Pagina ufficiale di Thomas Nagel, con tre articoli on line.
NagelT/Wikipedia
Pagina di Wikipedia dedicata a Thomas Nagel.
Nagel/Ourworld
Articolo on line: Bill Ramey, "Richard Rorty, Thomas Nagel, and the Platonic Myth".