"NEL SILENZIO E NELLA QUIETE" - SERGIO ALTIERI , FIGURE DEL MITO. OPERE DAL 1949 AL
A Villa Manin, vi é la prima mostra antologica dedicata a Sergio Altieri, artista nato a Capriva (GO) dove ancora oggi vive e lavora.
Altieri è uno dei protagonisti del panorama artistico del Friuli Venezia Giulia, inizia a dipingere ancora giovanissimo nel 1949 esponendo le sue opere in mostre collettive e personali iniziando così un'avventura artistica, che non si è ancora conclusa. L'esposizione di Villa Manin racconta sessant'anni di attività ininterrotta, dal 1949 al 2008, attraverso sessanta quadri che ripercorrono tutti i periodi e le fasi creative di questo versatile artista.
Figure del Mito presenta , sia pure in necessaria sintesi,i vari passaggi della pittura dell'artista, dagli inizi immersi in un espressionismo irregolare, ma pieno di densa tensione lirica, al tempo realistico degli anni cinquanta, contrassegnato dai modi narrativi di un'epica popolare, della quale egli evidenzia soprattutto i valori di comunicazione e di cordialità umana, anche se non tralascia i grandi temi del periodo, la guerra partigiana, il lavoro, la tensione politica e sociale.
A partire dagli anni sessanta si fa tentare dall'esperienza informale, non per una sua adesione alla corrente, bensì nel senso di una liberazione di segno e colore che attribuiscono alla sua pittura le caratteristiche definitive: quelle di una trasformazione lirica di una realtà ottenuta attraverso un colore tonale sempre di qualche grado più intenso rispetto all'esperienza visiva, ciò che attribuisce alla sue immagini un accento in definitiva antinaturalistico, una forma di un mondo immaginato e fantasticato che finisce per essere una specie di "modello" della realtà.
L'artista attinge i suoi temi dalla letteratura, specialmente dal Nievo del castello di Fratta, oppure da suggestioni tratte dalla storia dell'arte e della cultura, come nel caso del ciclo dedicato al "puer Jhoannes", dalle "ville venete" o da "Venezia" per terminare con le opere degli ultimi anni, ad una forma di elegiaca e mitizzata rievocazione di un passato che è anche, nel suo desiderio, presente.
La mostra, a cura del critico Giancarlo Pauletto, è supportata da un corredato catalogo in cui compaiono, oltre ai testi introduttivi del curatore e del critico Toni Toniato, una serie di interventi tratti dalla vastissima bibliografia critica riguardante il pittore, tra i quali i testi di Elio Bartolini, Mario De Micheli, Amedeo Giacomini e Italo Zannier, che testimoniano ampiamente l'interesse suscitato per i suoi quadri in moltissime mostre a carattere regionale, nazionale e internazionale.
Il percorso espositivo
Al 1949 risalgono le prime opere di Sergio Altieri documentate nell'antologica di Villa Manin. Si tratta dei quadri di un pittore non ancora ventenne, con un suo mondo preciso da raccontare, che emerge già nelle tele Capanna bianca, Bambini che giocano, Osteria. Fin dall'inizio si può verificare la natura lirico- elegiaca della sua arte .
Il neorealismo fu un ardente periodo della cultura italiana del dopoguerra in cui molti artisti vollero esprimersi con opere attente alla realtà del paese, impegnandosi anche politicamente. Altieri partecipa al movimento sin dall'inizio con opere quali Festa dell'Unità, Episodio della lotta di liberazione in Collio, Festa popolare in Friuli, dove si tocca con mano la soluzione narrativa che l'artista dà ai suoi temi esplicitamente sociali: egli si richiama al racconto di ascendenza fiamminga e quattrocentesca nel rigore del monocromo, oppure attraverso un colore vivo e mentale, non naturalistico.
Le opere sono vere e tipiche parabole: il risultato, non è propriamente realistico, ma ancora mitizzante, immerso in un alone popolarmente epicheggiante Infatti già nelle tavole del Testament Corane poi, con grande evidenza, in Una canzone sulla collina, l'impostazione spaziale torna ad essere sintetica e frontale, la prospettiva è abolita, il tema ridiventa occasione di immaginazione lirica.
La collina, il suo paesaggio raccolto, intimo, ma anche facilmente aperto dalla semplice risalita di un pendio - per cui esso è sempre disponibile a intridersi con i colori del cielo - è protagonista di molte opere a partire almeno dal 1960, specie nelle due serie intitolate"Casa sulla collina" e "Sulla collina". Il tempo, in genere, è quello della sera che viene,quello cioè di un consolante riposo meditativo, configurato dentro una generale quiete cui il bagliore di una falce, la luce di una finestra o quel che resta di un vecchio affresco devozionale attribuiscono un di più di familiarità e di misteriosa grazia.
Non c'è una sostanziale differenza di tono emotivo tra queste opere, e tante altre che seguiranno incentrate sul tema dell'incontro, della sosta sui declivi,del canto e dell'amore e della primavera ritornante. Ci sarà invece nel corso dei decenni '60 e '70, una progressiva rimodulazione cromatica e stilistica, dettata dalla sua attenzione alle vicende della pittura a lui contemporanea, specie in rapporto alle varie flessioni dell'informale.
Ma il tema che da buon friulano l'ha più interessato è legato alla cultura della sua terra. Per esempio , le Confessioni di un italiano di Ippolito Nievo, romanzo sulla fine del feudalesimo campagnolo veneto, gli hanno suggerito molte opere,dal ciclo sul castello di Fratta, a quello sulla stessa Venezia, alla ripresa, più recente, del tema del castello incentrata sulla nieviana magione di Colloredo. Le Venezie sono interpretazioni della città lagunare immerse in un'aria notturna ma non oscura, piuttosto misteriosa e incantata, città di eventi e apparizioni concepita totalmente fuori da ogni superficialità illustrativa, in un'aura che è quella non della storia,ma della favola. Nello stesso clima vivono i quadri dedicati ai castelli di Fratta e di Colloredo, e non c'è differenza tra quello di Fratta immaginario, e Colloredo reale.
Bellissimo il Castello di Fratta del 1981, disteso e luminoso nella luce rosa dell'ultimo tramonto, mentre Carlino e la Pisana corrono a perdifiato nell'ampio cortile.
Altieri ha prestato particolare attenzione all'infanzia: fin dagli anni cinquanta: li ha dipinti attorno
al carretto del gelataio nella Festa popolare in Friuli, nelle Case in collina. Commovente è il suo Puer Jhohannes, la figura del bambinello aquileiese morto a quattro anni ricordato da una lapide funeraria nel museo paleocristiano. In mostra vi sono tre bambine che suonano, tre musicanti che uniscono la grazia della loro presenza alla lasciata intendere bellezza della musica la quale rimanda alla bellezza di un mondo possibile, o forse di un mondo vagheggiato, più che a quella di un mondo reale. Inoltre, vi sono lavori suoi recenti in cui riappaiono le figure sulla collina, i cieli profondi, l'allusione alla musica. Per l'artista è infatti la vita stessa ad essere una sorta di mito, "come una musica distante": la vita passata ma anche la vita presente, appena vissuta, entrano nel mondo della memoria e diventano continua sorgente di favola. Il ciclo con cui si conclude la rassegna sintetizza così, in quadri nitidi e lussuosi la sua essenza poetica : nello stesso momento amore e nostalgia della vita,memoria del tempo narrata in figure che partecipano a noi la loro sostanza di simbolo.
Chi é
Nato nel 1930 a Capriva del Friuli (Go) dove vive e lavora, lontano da quanto la civiltà moderna offre in dono, é uno dei pochi che preferiscono il silenzio e la quiete.
Sono questi i beni inestimabili difesi dal pittore Sergio Altieri che può essere collocato idealmente nella cerchia della cosiddetta "generazione di mezzo" degli anni quaranta. Egli sfiorò l'informale o l'astratto, ma la sua psicologia di friulano ben radicato gli impedì di addentrarsi nel regno dell'irrazionale a tutto campo. Anche dopo aver eliminato il segno nero di contorno nelle figure, e sganciato il colore dalla correlazione naturalistica, senTà il bisogno di una "costruzione" o almeno di una "struttura"narrativa, sulla quale mettere a profitto la sensibilità per il colore, già evidente negli anni Cinquanta nel quadro della Festa e nei cinque disegni per El testament coran. Ma si tratta di dati che esulano, ormai, dagli anni de "la meglio gioventù" dei suoi vent'anni, intensamente vissuti nel tempo in cui era pubblicamente impegnato su due fronti: quello ideologico della sinistra comunista, e quello artistico del neorealismo. Moltissime le sue esposizioni in collettive e personali, con il C.I.A.C. e il Centro Friulano Arti Plastiche di Udine, con il Gruppo 2XGO, alla Quadriennale di Roma, alla Galleria Cortina a Milano, a Venezia, Vienna, Genova, Trieste, Berlino, Padova, Bologna, Lubiana, in Australia, Ungheria, Svizzera, Russia ...
Note tecniche
Sergio Altieri
Figure del Mito. Opere dal 1949 al 2008
A cura di: Giancarlo Pauletto
Date: 1.11.2008 - 18.01.2009
Orari: dal martedì alla domenica 9-18
Catalogo: testi di Francesca Agostinelli, Elio Bartolini, Nereo Battello, Luciano Budigna, Raffaella Cargnelutti, Licio Damiani, Luciano De Gironcoli, Mario De Micheli, Enzo Di Martino, Gianfranco Ellero, Amedeo Giacomini, Francesco Macedonio, Tito Maniaco, Arturo Manzano, Giuseppe Marchiori, Maria Masau Dan, Elio Mo, Giulio Montenero, Luciano Morandini, Stanislao Nievo, Giancarlo Pauletto, Luciano Perissinotto, Bruno Rosada, Toni Toniato, Renzo Viezzi, Italo Zannier
Antonella Torriglia
Ufficio stampa / Press office
VILLA MANIN . Centro d'Arte Contemporanea - Piazza Manin 10, Passariano, 33033 Codroipo (UD) Italy
t +39 0432 821234 * f + 39 0432 821229 mob: + 39 347 9439434 * skype: antonellatorriglia www.villamanincontemporanea.it
http://it.youtube.com/villamaninart
Per capire:
Il neorealismo abbraccia vari ambiti della cultura. Qui interessa la corrente pittorica che, nel secondo dopoguerra italiano, sulla base dell'impegno ideologico sviluppò un linguaggio formale aderente alla tematica del realismo socialista e assunse la medesima etichetta del cinema italiano dello stesso periodo. Infatti, la ricerca di una pittura realista pervenne a soluzioni individuali di estremo interesse per serietà di ispirazione e qualità di impostazione stilistica. Essa coincise con i problemi e le aspirazioni di una generazione divisa tra le critiche sociali e il richiamo della prepotente personalità di Pablo Picasso, che la pittura italiana scoprì dopo il 1945 e che divenne tramite essenziale per quella presa diretta della realtà che fornì alla pittura del neorealismo la linfa più autentica e vitale. Protagonisti della pittura neorealista furono gli artisti del Fronte nuovo delle arti, di cui alcuni già del movimento di Corrente: Renato Birolli, Renato Guttuso, Ennio Morlotti, Emilio Vedova, Bruno Cassinari, Giuseppe Santomaso, Armando Pizzinato, Antonio Corpora, Giulio Turcato e gli scultori Leoncillo, Pericle Fazzini e Nino Franchina. L'ultima fase della stagione neorealista iniziò nel 1952, quando all'insegna del realismo sociale la corrente neorealista si presentò con forze nuove, raccolte attorno a Guttuso e alla rivista "Realismo", alla biennale di Venezia (Ernesto Treccani, Giuseppe Migneco, Aligi Sassu, Pizzinato, Mucchi, Giuseppe Zigaina, Mario Mafai, Franco Francese ).
Arte informale
Tendenza artistica diffusasi in Europa, America e Giappone negli anni Cinquanta caratterizzata dal rifiuto di qualsiasi forma, figurativa o astratta, costruita secondo canoni razionali rapportabili alla tradizione culturale precedente. Le ragioni profonde di tale rifiuto sono da ritrovare nello stato di disagio succeduto all'immane tragedia della seconda guerra mondiale e al disinteresse per una realtà naturale e umana che ha potuto comprendere tale orrore. La poetica informale risente del portato culturale delle esperienze Dada, surrealiste ed espressioniste, esprimendosi come rifiuto della cultura, ascolto dell'inconscio ed esplosione dell'immagine dal profondo dell'io. Con il rifiuto di un atteggiamento costruttivo della forma rappresentativa l'essere e il fare dell'artista prendono il sopravvento sugli esiti materiali del suo lavoro e il prodotto artistico è sempre più una risultante più che una meta del fare dell'artista, in linea con la nuova filosofia dell'esistenzialismo francese e del pragmatismo americano. La perdita di importanza della forma ne fa acquistare alla materia, con la quale l'opera finisce per identificarsi. La linea, il colore, la figura perdono anch'essi significato e vengono sostituiti dal segno e dalla materia, che può essere di qualsiasi genere: legno, stoffa, vetro, muro, saracinesche, colore stesso ridotto anch'esso a semplice sostanza materica. E' dunque alla materia informe che l'artista si rivolge a causa di una condizione di disarmonia esistenziale, politica e sociale e della materia esplora tutte le possibilità espressive e le possibilità di divenire oggetto d'arte.
Maria de Falco Marotta & Enrico Marotta.