ONE DREAM Dream, ONE WORLD

La Fiaccola olimpica,...

La Fiaccola olimpica, simbolo di fratellanza, amicizia, sport, gioventù, da quando è partita il 24 marzo 2008 dal tempio di Hera ad Olimpia(Grecia), sta subendo contestazioni a non finire, perché non si capisce l'assegnazione delle Olimpiadi alla Cina che viola i diritti umani e nega la democrazia . Per non parlare delle violenti repressioni nel Tibet.

Il guaio è che quasi tutti i paesi hanno paura di divenire invisi ai potenti del mercato più ricco (e anti-etico) del mondo.

Nonostante le riforme economiche ispirate al capitalismo occidentale, la Cina ha mantenuto in sostanza l'impianto statale immutato della Dittatura comunista, con un solo Partito, il controllo dell'informazione, la pena capitale per i reati di opinione politica, la repressione delle minoranze culturali ed etniche stesse, l'annientamento della dissidenza in ogni sua forma anche quella più pacifica o quella religiosa. La fiaccola comincia così il suo viaggio di 137mila chilometri attraverso i cinque continenti, e il primo tedoforo Alexandros Nikolaidis, argento ad Atene 2004, passa davanti alla tomba dove è sepolto il cuore del padre dei Giochi moderni, Pierre de Coubertin. Dovrebbe raggiungere Pechino l'8 agosto. Ma il viaggio è lungo e le contestazioni con botte e violenze di ogni genere si sono già fatte sentire a Londra, Parigi, San Francisco. Nelle prossime tappe che sono così stabilite dal CIO(Comitato Olimpico internazionale)

11 aprile: Buenos Aires

13 aprile: Dar es Salaam

14 aprile: Mascate

16 aprile: Islamabad

17 aprile: Bombay

19 aprile: Bangkok

21 aprile: Kuala Lumpur

22 aprile: Giakarta

24 aprile: Canberra

26 aprile: Nagano

27 aprile: Seul

28 aprile: Pyongyang

29 aprile: Ho Chi Minh City

2 maggio: Hong Kong

3 maggio: Macao

dal 4 maggio al 7 agosto: giro in Cina. in Tibet dal 19 al 21 giugno, forse non ci saranno. La Cina è piuttosto tenace nel mantenere gli impegni e non rinuncerà a quelli assunti nel 2004 in Grecia per il buon funzionamento delle Olimpiadi che stanno divenendo, ancora una volta, "un' arma politica" nelle mani dei potenti del mondo. Nessuno potrà prevedere cosa succederà. Prevarrà il buonsenso, oppure il dissenso diverrà più duro con il coinvolgimento delle varie Nazioni partecipanti? E perché?

La "verità ci fa male lo so…"

L'obiettivo è sempre lo stesso: si agitano i temi dell'indipendenza del Tibet allo scopo di provocare e di mantenere alta la pressione sulla Cina. In altre parole, si imputa a Pechino la resistenza alla penetrazione selvaggia dei capitali internazionali e, nel contempo, la sua potente ascesa politica, finanziaria e militare tra i vari soggetti della competizione globale.

Non si perdona ai cinesi il loro porre vincoli e difficoltà al rullo compressore imperialistico della rapina delle risorse, della schiavizzazione della forza/lavoro e della devastazione ambientale. Del resto - ed è questa una notoria pagina del corso storico del capitalismo in Asia - i cinesi, nonostante le tante ed oggettive contraddizioni, hanno sempre fatto resistenza verso ogni tentativo di assoggettamento occidentale del proprio immenso paese. Infatti l'ossessiva ostinazione con cui, nelle diverse fasi, gli occidentali si accaniscono contro questo paese/continente deriva dalla persistenza di questo dato materiale incancellabile.

Eppure, per amore del vero, andrebbe ricordato agli interessati sostenitori della "causa nazionale" del Tibet, quali erano, prima della vittoria della rivoluzione nazionale ed antiperialistica di Mao e la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese, le condizioni di sopravvivenza in questa regione . Cito, a tale proposito, un piccolo passo di un articolo di Sara Flounders, pubblicato qualche anno fa sulla rivista statunitense Workers World, in cui si faceva una disamina della situazione: (...) Il Tibet pre- rivoluzionario era totalmente sottosviluppato... senza sistema viario... una teocrazia feudale basata sull'agricoltura, con il 90% della popolazione in servitù o schiavitù... non vi erano scuole, eccetto i monasteri riservati a pochi... l'educazione delle donne era sconosciuta. Non vi era alcuna forma di assistenza sanitaria e ospedali. (...) Un centinaio di famiglie nobili e gli abati dei monasteri (di famiglie nobili anch'essi) possedevano tutto. Il Dalai Lama viveva nel palazzo di 1.000 stanze di Potala... per il contadino la vita era breve e misera. Il Tibet aveva il più alto tasso di tubercolosi e mortalità infantile nel mondo.

Inoltre, sempre a proposito della continua azione di manomissione di costruzione artificiosa di provocazioni anticinesi, la Flounders, sempre nel summenzionato articolo, cita alcuni dati interessanti: (...) Dal 1955 la CIA iniziò a costruire un esercito controrivoluzionario in Tibet... Un articolo su Newsweek del 16.8.99 descrive in dettaglio le operazioni della Cia in Tibet dal 1957 al 1965... Il Chicago Tribune del 25.1.97 descriveva l'addestramento di mercenari tibetani in Colorado... Secondo il Pentagono migliaia di loro, con circa 700 voli, furono paracadutati in Tibet negli anni '50...Il fratello del Dalai Lama seguiva tutte queste operazioni e se ne faceva vanto... La Cia diede una rendita annuale di 180.000 dollari al Dalai Lama per tutti gli anni '60 (...)

E' evidente che le grida di questi giorni - a favore della "causa del popolo tibetano" - sono fortemente strumentali, come lo sono state quelle nei mesi scorsi a sostegno dei monaci della Birmania, ed alludono ad una speranza mai sopita e che ancora alberga tra i desiderata dei poteri forti a New York, a Londra, a Berlino, a Parigi ed a Roma.

Alla Cina di oggi e ai suoi attuali dirigenti non viene perdonato l'autorevole profilo assunto nel gorgo della competizione internazionale. I potenti dell'imperialismo quando non possono colpire direttamente i loro concorrenti - magari a base di "bombe intelligenti" o di "democratici embarghi" - utilizzano le leve possibili per detronizzare i paesi e gli stati che non accettano supinamente di abbassare la testa.

Questa è la vera posta in gioco di questo ulteriore passaggio della "crisi tibetana". Tutte le altre interpretazioni sono cortine fumogene per non affrontare i reali termini della questione.

Un po' di storia moderna del Tibet

I fatti storicamente accertati che hanno segnato i principali passaggi del Tibet, dall'oscuro medioevo lamaista al suo attuale trend di sviluppo economico e sociale come entità autonoma del grande pianeta Cina, si possono indicare così: dal 1727 - ossia ben prima che la Padania e il regno delle due Sicilie diventassero parte integrante dello Stato italiano - il Tibet è diventato, a sua volta, parte costitutivo della Cina, sotto forma di dipendenza autonoma. In quanto tale è sempre stato dominato (fino alla rivoluzione) da un regime teocratico autoritario, con tutto il potere concentrato nella mani del Dalai Lama, capo spirituale e temporale.

Tutta la terra era di proprietà del Gran Lama e della gerarchia teocratica buddhista-

lamaista, espressione di un rapporto di produzione feudale basato sulla servitù della gleba, con larghe fasce di schiavitù. L'investitura del Lama era sottoposta e ratificata alla corte imperiale di Pechino. Questa prassi è stata mantenuta anche nel periodo del Kuomintang.

La Repubblica popolare cinese ha assunto il controllo del territorio tibetano il 23 maggio 1951. Da quel momento inizia un lungo processo di trasformazione sociale che comprende l'abolizione della servitù della gleba e della schiavitù, la distribuzione dei pascoli ai contadini senza terra (non esistono a quell'altitudine altre efficaci coltivazioni agricole) e la costituzione di cooperative. Inizia in parallelo il programma di alfabetizzazione di massa con partenza da quota zero.

La costituzione cinese riconosce al Tibet lo status di repubblica autonoma che comprende il riconoscimento della lingua, della cultura e della religione (all'incirca quello che la Costituzione italiana ravvisa alle regioni autonome della Valle d'Aosta e del Trentino-Alto Adige).

Nel 1959 un tentativo insurrezionale di bande armate addestrate dalla CIA in California (archivi resi pubblici dalla stessa CIA) viene sventato dalla popolazione di Lhasa che insorge in massa e costringe il Dalai Lama alla fuga in India. Sono totalmente false le accuse di genocidio rivolte alla Cina: la popolazione è più che raddoppiata negli ultimi 40 anni e, dei 2,7 milioni di abitanti, il 90% è di origine tibetana, e solo il 10% è composto da residenti di etnie diverse. La speranza di vita è salita dai 35 anni dei primi anni cinquanta ai 69 di oggi. Credo che l'ultima persona al mondo responsabile a parlare di diritti umani sia il Dalai Lama, che oggi vive quasi sempre in Europa in alberghi a cinque stelle e dice cose che fanno accapponare la pelle ai sinceri tibetani, come il suo rinunciare alla carica, oppure indicare già da ora il suo successore. Ma passiamo oltre.

Accenni singolari sulla politica di smembramento perseguita da Washington contro la Cina sono presenti nel libro "La grande scacchiera" di Z. Brzezinski, uno straordinario autore lodato come pulito stratega del pensiero imperialista americano.

Dalla metà degli anni 90 il PIL del Tibet è aumentato del 13% l'anno, ossia più degli straordinari tempi di sviluppo della stessa Cina. Le opere edili sono raddoppiate e il commercio, che fino ad una decina di anni fa si svolgeva quasi esclusivamente col confinante Nepal, è cresciuto di 18 volte rispetto al 95. Con le stessi misure vengono sviluppati il sistema sanitario e quello scolastico (entrambi inesistenti nel passato). Nel 2001 il governo di Pechino ha stanziato 65 miliardi di yuan per finanziare progetti di infrastrutture che permettano ai tibetani di uscire dal medioevo buddista- lamaista e di approdare nell'universo contemporaneo usufruendo dei vantaggi offerti dal progresso economico e sociale che sta trasformando la Cina popolare.

Fino a pochi mesi fa l'unica via di comunicazione tra il Tibet e il resto della Cina era una strada dissestata che partendo da Golmund (provincia del Qinghai) consentiva ai camion di accedere a Lhasa in 50/60 ore di viaggio. Oggi lo stesso percorso si compie in 16 ore sul modernissimo "treno del cielo" che corre lungo i binari della più alta ferrovia del pianeta: oltre 1200 km. costruiti lungo un itinerario da fantascienza, a oltre 5.000 m. di altitudine.

Sarebbe questa la "devastazione freddamente calcolata dalle autorità cinesi" che, come racconta il Dalai Lama, starebbe distruggendo le tradizioni e la cultura religiosa del popolo tibetano?Ahi, ahi, Dalai Lama, sponsorizzato dalla CIA e osannato dagli ingordi capitalisti occidentali! (Cfr.: www.resistenze.org).

Un po' di Storia antica del Tibet

Sono poche le notizie certe sulle origini del popolo tibetano. Si sa che essi discendono dalle tribù nomadi e guerriere conosciute con il nome di qiang. Le testimonianze cinesi di tali tribù risalgono al II secolo a.C. Tuttavia, il popolo tibetano non emerse come una entità politica unitaria fino al VII secolo d.C. I tibetani hanno molti miti relativi alle origini del

mondo e del loro popolo. Secondo il mito, la prima introduzione del Buddhismo in Tibet risalirebbe al 173 (regno di Lha Thothori Nyantsen). Qui si è sviluppato la corrente del buddhismo vajrayana.

Il buddhismo vajrayāna, o Veicolo del Vajra è una forma del buddhismo sviluppatasi in India, nella regione di Uddiyana e nell'area del Bengala, a partire dal IV secolo sul tronco del Buddhismo Mahayana.

Spesso in Occidente ci si riferisce complessivamente al Vajrayana con il termine buddhismo tantrico, così come si utilizza impropriamente il termine lamaismo per intendere il buddhismo tibetano. Però a tutti gli effetti i tantra, testi corrispondenti a quello che è stato definito il terzo giro della Ruota,sono necessariamente riconducibili tutti al

buddhismo. Quindi è da prediligere la denominazione che fa riferimento al Vajra "Vajra" in sanscrito significa diamante, il re delle pietre preziose, che può tagliare ogni altro minerale, ma che non può essere distrutto da nessun altro. "Yana" significa sentiero. "Vajrayana" quindi significa "Sentiero Adamantino", nel senso di veicolo indistruttibile e insuperabile per raggiungere l'Illuminazione.

Vi sono anche altri nomi con cui vengono solitamente indicati questi insegnamenti del Buddha; "Buddhismo Tibetano", "Lamaismo" e "Tantrismo" sono molto spesso usati come sinonimi del "Vajrayana", ma non sono termini altrettanto corretti e precisi.

Dire "Buddhismo Tibetano" non è corretto perché questi insegnamenti vengono dall'India, anche se lì, a causa delle invasioni islamiche nel XII secolo d.C., del buddhismo rimasero solo le rovine dei templi e dei monasteri. In Tibet, invece, proprio in quel periodo, il "Vajrayana" trova una nuova e più duratura fase di diffusione. Il tema centrale del Buddhismo Vajrayana è la comprensione che tutti i nostri problemi, difficoltà e sofferenze vengono dalla nostra mente, dal nostro modo di pensare, dalla nostra incapacità di comprendere pienamente ciò che accade; sia dal punto di vista della realtà relativa che dal punto di vista della sua essenza, cioè la Realtà Ultima.

Una determinata situazione può essere considerata problematica da una persona, può essere assolutamente indifferente per un'altra, oppure può essere addirittura fonte di piacere e gratificazione per qualcun altro. Tutte le molteplici esperienze delle nostre esistenze, secondo questa tradizione, sono create dalla nostra mente e sono percepite, vissute e trasformate dalla nostra mente.

A questo punto va precisato che quando si parla di mente nel Buddhismo, si intendono non solo i pensieri, ma anche i sentimenti, le emozioni, le sensazioni e tutto ciò che un essere può sperimentare.

Conoscere, realizzare la natura ultima della mente, della propria mente, è la scorciatoia verso l'illuminazione; anzi, conoscere perfettamente la Natura Ultima della nostra mente è la completa ed insuperabile Illuminazione, la Buddhità.

"Sang-Giè" è il termine tibetano che indica il Buddha e la Buddhità. E' un termine composto da due parole. "Sang" significa "completamente purificato" dalle emozioni negative come la collera, l'orgoglio, la gelosia, l'ignoranza e l'attaccamento, "Giè" significa "completamente maturato", indicando Colui che ha sviluppato completamente tutte le qualità positive della Mente, cioè Saggezza senza limiti, Compassione senza limiti, Capacità illimitate di aiutare gli esseri! Questa è l'essenza di tutti gli esseri che hanno una mente, questa è la nostra vera essenza ed è questo che un praticante del Vajrayana si augura di raggiungere per il bene di tutti gli infiniti esseri!

Anche a tutti coloro che in nome dei diritti umani o delle solite menate delle multinazionali che vedono nella Cina di oggi il nemico più acerrimo da combattere, stanno frastagliando il cammino della torcia olimpica verso Pechino 2008. Che si protesti per i Diritti umani, che si combatta contro l'analfabetismo, la miseria ,la fame, le guerre, ma lo spirito sia ancora e sempre per un solo sogno, un solo mondo, quello della fratellanza universale, per l'amore condiviso con tutti, proprio come ha fato Gesù sulla croce. Sebbene, nel nostro mondo troppo pasciuto lo si continui ad inchiodare senza misericordia( basti leggere dell'orrore che ha suscitat

Maria de falco Marotta

Maria de falco Marotta
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