9 10 17 NOI CREDEVAMO (67. MA MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARTE CINEMATOGRAFICA, VENEZIA, 1-11 SETTEMBRE

Già, noi "credevamo" che la 67. ma Mostra del Cinema, fosse se non alla pari di quelle passate, ma almeno un po' più decente (per carità, non nel senso del pudore che non esiste più, ma di storie belle appassionanti, coinvolgenti) dei molti film presentati che- decisamente l'unico posto che meritano è quello del bidone della spazzatura. Siamo ormai alla fine, domani ci sarà il responso finale (e non vorremmo essere al posto dei giurati), per assegnare il Leone d'oro. Sinceramente, non lo daremmo a nessun regista! E' possibile? Dei 23 film in concorso, con tanta buona volontà salveremmo:

I films da salvare

- Noi credevamo, una lunga storia sulla formazione della nazione Italia e di quello che- appunto - credevano i giovani idealisti per riunire l'Italia con una sola Costituzione (sarebbero morti sul colpo se avessero visto quello che oggi succede nel Parlamento e nel governo italiano). Il film è serio, con ottimi colori, con buoni interpreti e una regia quasi impeccabile. Per noi un Premio gli verrà assegnato di sicuro: il Gran premio della Giuria, anche per la questione che nel 2011 L'Italia festeggerà (speriamo) i suoi 150 anni dell'Unità costata tanto sangue e fatica a moltissimi giovani..

- Balada triste de trompeta (spagnolo). Un film allucinante che si svolge tra i personaggi di un circo dai tempi di Franco in poi.

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- BLACK SWAN (CIGNO NERO) di Darren Aronofsky È la storia di Nina, una giovane ballerina che è in ballottaggio con altre della compagnia di New York per sostituire Beth, la prima ballerina che si ritira dalle scene, nell'interpretazione di una nuova versione del Lago dei cigni.

- OVSYANKI (SILENT SOULS) di Aleksei Fedorchenko È la storia di Aist e di Miron, due russi discendenti da un'antica tribù sovietica, detta "Merya", che lavorano in una cartiera industriale nella piccola cittadina di Neya.

- POST MORTEM di Pablo Larrain È la storia di Mario, un "funzionario" come egli ama definirsi, ma in effetto un impiegato addetto a ricevere sotto dettatura le considerazioni dell'anatomo-patologo sulle autopsie che vengono eseguite: tristissimo e terribile.

- POTICHE di Francois Ozon È la storia di Suzanne, una donna non più giovanissima ma ancora piacente, sposata con Robert, un ricco industriale che dirige la fabbrica di famiglia che produce ombrelli, con pugno di ferro e, allo stesso modo prepotente ed antipatico. Ma sarà sistemato a dovere dalla moglie!

- BARNEY'S VERSION (LA VERSIONE DI BARNEY) di Richard J. Lewis

È la storia di Barney Panofsky, ebreo proprietario di una casa di produzione televisiva indipendente. All'uscita di un libro che rivela alcuni momenti oscuri del suo passato, l'uomo viene spinto a ricordare alcuni fatti. E' l'unica storia d'amore "quasi" pulita.

- DI RENJIE ZHI TONGTIAN DIGUO (DETECTIVE DEE AND THE MYSTERY OF PHANTOM FLAME) di Tsui Hark

È un classico triller poliziesco ambientato in Cina nell'ottavo secolo al tempo della dinastia Tang. Il film non merita un grande commento in quanto creato a fini spettacolari, utilizzando tecniche cinematografiche moderne ad effetti specia li, ma è così pieno di colori che dà allegria e ai giovani piacciono.

- JUSAN-NIN NO SHIKAKU (13 ASSASSINS) di Takashi Miike

Nel Giappone feudale il crudele lord Naritsugu, fratello dello Shogun, semina terrore e morte fra gli esponenti dei vari clan. Considerando oltraggiosa la condotta di Naritsugu, il primo ministro dello Shogun, Sir Doi (al quale Naritsugu ha fatto uccidere dei parenti), organizza la classica spedizione dei samurai.

- NOI CREDEVAMO di Mario Martone.

È la storia di tre ragazzi del sud Italia, Domenico, Angelo e Salvatore, i quali, nel periodo risorgimentale, a seguito delle feroci repressioni borboniche, decidono di unirsi ai moti clandestini miranti all'unificazione dell'Italia.

- VENUS NOIR (VENERE NERA) di Abdellatif Kechiche

È la tragica storia di un personaggio grottesco, Saartjie Baartman, una negra monumentale di origine Sudafricana, che viene strappata al proprio paese e portata in Europa per essere mostrata alle genti in qualità di fenomeno da baraccone.

Per ora, poiché crediamo che la Mostra del Cinema di Venezia, non meriti di finire come il Titanic, ve ne presentiamo- in breve- la storia.

NOI CREDEVAMO

Regia: Mario Martone

Nazione: ITALIA, FRANCIA

Anno: 2009

Presentato: 67.a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - In Concorso

È la storia di tre ragazzi del sud Italia, Domenico, Angelo e Salvatore, i quali, nel periodo risorgimentale, a seguito delle feroci repressioni borboniche, decidono di unirsi ai moti clandestini miranti all'unificazione dell'Italia. Entrano così a far parte della "Giovine Italia" di Giuseppe Mazzini, viaggiando per l'Europa in cerca di finanziatori per le loro azioni rivoluzionarie e trovando, in un primo momento, l'appoggio di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, principessa animata da forti sentimenti antiaustriaci e liberali. Dopo il fallimento del tentativo di spedizione in Savoia, organizzato da Mazzini, la principessa però ritirerà il suo appoggio, anche se il suo salotto resterà un circolo di ritrovo per gli intellettuali e gli esuli italiani.

Salvatore, figlio di contadini, viene (per le sue umili origini) scelto per incontrare Mazzini a Ginevra, e incaricato di procurarsi un'arma con la quale un cospiratore, Antonio Gallenga, medita di assassinare Carlo Alberto di Savoia (ma il Gallenga, intimorito non porterà a termine il suo piano, nascondendosi). Dopo il fallimento della spedizione egli viene accusato da Angelo di essere una spia al servizio dei piemontesi e viene ucciso da questi in un impeto di fanatismo ideologico. Dopo l'assassinio Angelo scappa, viaggiando a lungo per l'Europa dove finirà per entrare nel circolo di Felice Orsini, rivoluzionario che si è distaccato dalle idee di Mazzini, ritenendo i di lui metodi inadeguati per la lotta politica e che medita un attentato a Napoleone III. L'attentato, in cui viene coinvolto anche Angelo, fallisce però miseramente e l'Orsini insieme con Angelo e altri due compagni viene arrestato e processato. Angelo e Orsini finiranno con l'essere quindi condannati a morte ed entrambi ghigliottinati in Francia.

Domenico, nel frattempo, dopo aver passato in carcere gran parte della sua giovinezza, stringendo durante la prigionia amicizie con alcuni importanti esuli italiani attivi nella lotta politica, torna nel sud Italia dove incontra il giovane Saverio, figlio del vecchio amico Salvatore, legandosi insieme a lui ai garibaldini e vivendo con loro la presa del potere di Vittorio Emanuele II e la conseguente disillusione per un'Italia unità nel nome di ideali repubblicani e democratici. Caduti in mano piemontese, anche il giovane Saverio finirà vittima della repressione dei bersaglieri inviati dai Savoia. Ormai vecchio, Domenico assisterà inoltre agli ultimi sviluppi del post-unità, vivendo una nuova, forte disillusione dopo aver visto il repentino distacco di Francesco Crispi dai vecchi ideali mazziniani e l'avvicinamento a politiche monarchiche repressive. Stanco e disilluso a Domenico non resterà che meditare tristemente sulle passate speranze e sulle presenti delusioni (e tradimenti ideologici) che segnano tragicamente l'inizio della storia d'Italia. La vicenda, lunga e complessa è, a livello del racconto, schematizzata in quattro parti, divise in altrettanto sezioni con rispettivo titolo. Nella prima parte (intitolata: «Salvatore») viene mostrata, a grossi tratti, la vicenda di Salvatore, il più umile dei tre amici cospiratori dalla sua "investitura" mazziniana (con il relativo "onore" di essere da Mazzini incaricato di armare la mano del Gallenga) fino alla morte, avvenuta per mano di Angelo, ormai diventato fanaticamente ossessionato dalla rivoluzione. Nella seconda sezione («Domenico» viene invece presentata la figura di Domenico, nei suoi fervidi tentativi cospiratori contro il nemico borbonico e austriaco. In questa parte del film la figura di Domenico è ancora mostrata come piena di giovanili speranze e di fiducia nell'ideale mazziniano e rivoluzionario. La sezione dedicata a Domenico si interrompe lasciando il posto alla terza (quella di «Angelo». Nella terza parte, abbiamo il delinearsi della figura di Angelo, ormai invecchiato, ma non per questo rassegnato nel suo ideale del gesto "risolutore" e violento che dovrebbe dare una svolta alla lotta politica. Macchiato dalla colpa dell'omicidio di Salvatore, che porta come un peso, la storia di Angelo si conclude, anche in questo caso, con la morte del personaggio, invischiato nel fallito attentato di Napoleone III e giustiziato. La quarta e ultima sezione, infine, ripresenta la figura di Domenico, dai lunghi giorni di prigionia fino alla sua adesione ai garibaldini. Le quattro sezioni qui presentate sono (tranne la vicenda di Salvatore che è quasi "autoconclusiva") a tratti intrecciate tra loro, restituendoci la visione d'insieme di un grande "affresco" della storia risorgimentale attraverso le emblematiche vicende dei tre personaggi.

In questa grande visione, spicca con evidenza la grande disillusione di Domenico, personaggio che non a caso sopravvive ai due amici, entrambi uccisi ed entrambi "perdenti" nel triste gioco della lotta politica. La disillusione di Domenico è del resto ben motivata dalla similarità dei comportamenti dei nemici borbonici e austriaci e degli "amici" piemontesi, che vengono mostrati dall'autore nel compimento di analoghi comportamenti repressivi nei confronti dell'inerme popolazione locale, come a dire che, cambiando pur l'ordine delle dominazioni (straniere o italiche che siano), il risultato finale di sopraffazione non cambia. La sequenza della morte di Saverio, personaggio legato a quello di Salvatore (suo padre nella vicenda) ed egualmente "sconfitto", è a questo riguardo molto indicativa: egli infatti viene ucciso, non dal nemico borbonico, ma dalla repressione dei piemontesi (e, anzi, l'episodio della sua morte, con la fucilazione a "tradimento" dei bersaglieri Savoia, nonostante l'armistizio e il mancato processo di un legittimo tribunale acuisce la sensazione di arbitraria malvagità delle azioni repressive dei "nuovi dominatori"). La finale disillusione di Domenico, poi, è ben motivata dalla consapevolezza del prezzo che la neonata nazione ha dovuto pagare, nonostante le numerose morti. La nuova Italia, è sì unita, ma tradita nelle fondamenta ideologiche profonde che avevano ispirato le insurrezioni. Non a caso l'ultima sequenza del film mostra, in un parlamento vuoto, l'ombra di Francesco Crispi durante il famoso e storico discorso con il quale l'ex rivoluzionario democratico mostrerà di aver cambiato del tutto (con l'opportunismo che coinvolge la maggior parte degli esponenti della nuova classe politica) il suo credo ideologico: «noi unitari siamo monarchici e sosterremo la monarchia meglio dei monarchici antichi». E l'amara riflessione finale di Domenico chiude il film, dando quindi un significato profondo al titolo «Noi credevamo», che mostra come l'Unità italiana sia stata raggiunta tradendo però tutto quel complesso di ideali, speranze e convinzioni che avevano animato, nel profondo, i protagonisti dei moti risorgimentali.

Il film di Martone si caratterizza, come un ottimo film di vicenda dalla buona struttura e dall'eccellente realizzazione artistica, che non fa pesare le oltre tre ore di visione, supportato anche da un cast di attori - quasi tutti ben diretti - che aggiungono valore a un'opera che, per l'impegno complessivo, meriterebbe di sicuro un riconoscimento (di qualsiasi tipo) in questa mostra del cinema.

Ma l'avrà, l'avrà!

Maria - Elisa- Antonio - Enrico De Falco Marotta

Maria - Elisa- Antonio - Enrico De Falco Marotta
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