MODI & MODE DI CELEBRARE L'UNITA' D'ITALIA (17 MARZO 2011) 11 3 10 43
Dall'inizio del 2011, in Italia si sono accentuate polemiche e favori sulla celebrazione del 17 marzo per la sua "pretesa" unità. Non c'è città, paese, regione che non voglia "esserci" (magari senza coccarda tricolore, come i leghisti, gli altoatesini. che pure "spremono" dal parlamento italiano un mucchio di euro). E non parliamo delle pubblicazioni: grandi tirature per edizioni straordinarie della Storia d'Italia, quotidiani, riviste, Internet con le sue molte interfacce, spettacoli musicali e teatrali…di tutto e di più.
Naturalmente in questo mare magnum non poteva mancare la Biennale di Venezia che ha aperto i battenti della sua sede - Ca' Giustinian- sin dal 25 febbraio appena trascorso, con un'idea geniale: esporre i manifesti di 116 anni della sua storia - raccolti e recentemente riordinati dall'ASAC (Archivio Storico delle Arti Contemporanee) - quale testimonianza della sua presenza in un lungo tratto della storia d'Italia che narrano gli avvenimenti delle varie esposizioni ma anche i gusti, i costumi, le abitudini dell'Italia dell'epoca e di oggi.
Il percorso dei manifesti
La mostra che è stata allestita nella sede completamente restaurata di Ca' Giustinian, sul Canal Grande, a Venezia, è una "prova" anche della vitalità della Biennale, che attraverso l'Asac (Archivio Storico delle Arti Contemporanee) ha appena riordinato e inventariato la sua intera collezione di manifesti, di particolare importanza per varietà (circa 3500 pezzi) e qualità artistica. Sono esposti 360 manifesti generali, oltre a cataloghi, cartoline, locandine e altro materiale pubblicitario prodotto in questi 116 anni dalla Biennale. Davanti agli occhi scorrono in un lampo l'arco di due secoli, attraverso un allestimento caleidoscopico che accompagna lo spettatore in un divertente viaggio attraverso la storia italiana. Si nota- poi-anche le vicende della grafica, in un tratto significativo che dal liberty fra '800 e '900 arriva alla moderna grafica-design. Si ammirano così, i primi "avvisi murali" - gli originali in esposizione - del pittore e architetto Augusto Sezanne, professore di decorazione all'Accademia di Venezia, che disegna una città avvolta nell'oro e in colori sgargianti. Manifesti che sembrano quadri, tanto sono accurati e sfavillanti. Fino agli anni Venti, Sezanne, insieme ai pittori veneziani Bartolomeo Bezzi, Guglielmo Ciardi, Pietro Fragiacomo ed Ettore Tito, fu tra i più stretti collaboratori e sostenitori della Biennale d'Arte e fu membro del comitato organizzativo della Mostra. Successivamente, al maestro della cartellonistica italiana, Marcello Dudovich, fu affidato il compito di realizzare il manifesto dell'esposizione d'arte del 1924 che è tutto un trionfo di una Venezia affollata di dame e cavalieri in gondola, irresistibile richiamo per i turisti di ogni epoca (e non scherziamo per quello che è il Carnevale odierno, con maschere straordinarie da capogiro e 150 mila turisti che ti premono da tutte le parti, allegramente, felicemente, quasi da pensare che il mondo gira per il verso giusto). Succede poi il Ventennio fascista e la grafica dei cartelloni rispecchia le suggestioni razionaliste: gli artisti dell'epoca sono Astolfo De Maria (suo il manifesto della Mostra del Cinema del 1936), Giacinto Mondaini, vincitore dei concorsi internazionali riservati ai Paesi dell'Asse per i manifesti della Biennale Arte del 1940 e 1942, Brenno del Giudice, Bruno Bramanti, Giuseppe Riccobaldi.
Dopoguerra
Dopo la Seconda guerra mondiale la Biennale Arte accoglie le avanguardie europee, e il manifesto del 1948 viene scelto da una commissione di cui fanno parte Roberto Longhi, Nino Barbantini e Carlo Ludovico Ragghianti. Negli anni '50 vi sono le suggestioni della moda americana, le donne belle ed eleganti come star del cinema e l'immagine grafica della Biennale sempre più raffinata, è curata da artisti come Luigi Veronesi e Carlo Scarpa.
In questi 116 anni di storia, scossi da due conflitti mondiali, si innesta anche il bianco e nero della Biennale del dissenso (1977), la dolce vita del Lido di Venezia, i titoli-proclama («Less aesthetics, more ethics» della Biennale Architettura 2000). Negli ultimi decenni i manifesti della Biennale sono stati affidati a grafici di fama internazionale come Massimo Vignelli, Bob Noorda con Unimark, Albe Steiner, Milton Glaser, Sottsass Associati, Studio Tapiro, Matteo Thun, McKann Erikson. Non c'è che da applaudire a questo "modo" così particolare di narrare gli accadimenti del nostro popolo italiano. E- tanto per non dimenticare- alla 67.ma Mostra del Cinema, è stato presentato il doloroso, quanto verace film di Martone:Noi credevamo, che traccia una sintesi seria e serena, senza sbraitare contro questo o quello, degli ideali e dei valori dei nostri figli che nel corso del tempo hanno lottato per fare dell'Italia una nazione e una Patria: dal nord al sud.
Informazioni utili:
Italia: 150 / Biennale: 116.
Tutti i manifesti di 116 anni di vita in mostra
Ca' Giustinian - Venezia Portego (fino al 20 maggio) e Sala delle Colonne (fino al 17 marzo) Orario: 9-20 (tutti i giorni tranne la domenica) Entrata: gratuita
L'altro "modo" veneziano di celebrare L'Unità d'Italia:
VENEZIA CHE SPERA - L'unione all'Italia (1859-1866)Venezia, Museo Correr: 16 marzo - 29 maggio 2011.
Naturalmente, per le celebrazioni dei 150° anniversario dell'Unità d'Italia, che culmineranno nella "Notte Tricolore" tra il 16 e il 17 marzo 2011 - durante la quale il Museo Correr (Percorso integrato con le Sale Monumentali della Biblioteca Marciana e il Museo Archeologico Nazionale) resterà eccezionalmente aperto fino alle ore 22 - la mostra documenta gli avvenimenti più significativi del periodo compreso tra il 1859 e il 1866, ovvero dalla seconda Guerra d'Indipendenza fino all'annessione di Venezia e del Veneto al Regno d'Italia, attraverso la presentazione di un ricco apparato iconografico e di una cospicua selezione di documenti storici provenienti per lo più dalle importanti collezioni civiche risorgimentali, oltre che di un nucleo di opere giunte da altre importanti musei italiani, come il Museo del Risorgimento di Milano, il Castello di Miramare di Trieste e i Musei Civici di Udine e Pordenone.
Curata da Giandomenico Romanelli e Camillo Tonini, si articola in cinque sezioni - Venezia che spera, L'Austria a Venezia, Venezia nei documenti fotografici dell'epoca, L'Attesa, Venezia all'Italia - ospitate al Museo Correr, iniziando dalla Salone da Ballo al primo piano per proseguire al secondo piano. Vengono quindi esposte più di duecento opere, tra dipinti, ritratti istituzionali, esempi di cartografia pre-unitaria, monete, medaglie e distintivi, una ricca serie di suggestive foto d'epoca, disegni, manifesti, bozzetti per i monumenti commemorativi degli eroi risorgimentali, oltre a tanti altri cimeli e rarità, tra cui molti inediti.
Con questa mostra dedicata all'epopea risorgimentale veneziana, la Fondazione Musei Civici di Venezia assieme al Comune di Venezia aderisce alle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
Attraverso un percorso espositivo ricco e variegato viene illustrato come la città lagunare affrontò gli eventi che la portarono ad affrancarsi dal dominio austriaco per entrare a far parte nel 1866 al Regno d'Italia a seguito della terza Guerra d'Indipendenza.
Venezia che spera è il nome della mostra e anche della prima sezione espositiva, ospitata nel Salone da Ballo della Reggia che, dopo Napoleone e gli Asburgo, con l'annessione all'Italia, divenne la dimora ufficiale di casa Savoia a Venezia.
Il titolo si ispira ad un celebre quadro di Andrea Appiani jr. (Milano, 1814-1865) proveniente dal Museo del Risorgimento di Milano, che raffigura un'allegoria di Venezia, non ancora unita all'Italia, ma "speranzosa" nel prossimo futuro.
Alcuni pittori, partendo dal biennio rivoluzionario del 1848-49 rappresentarono in forma allegorica la Venezia irredenta e desiderosa di riscatto, in una serie di seducenti immagini che, rievocando la memoria di quei giorni, vengono qui proposte assieme a vedute della città, che mettono in evidenza la passione per il tricolore durante alcuni riti civici ma anche nei tragici momenti in cui la città subì l'assedio e la capitolazione nell'estate del 1849.
Dagli straordinari "reporter" d'epoca Ippolito Caffi (Belluno,1809- Lissa, 1866) e Luigi Querena (Venezia, 1824-1887), che documentarono con lavori vivacizzati dai colori bianco, rosso e verde, luoghi e avvenimenti emblematici della Venezia di quei giorni, si giunge ad artisti che raffigurarono l'immagine personificata di Venezia, esprimendo con grande forza evocativa le spente speranze di annessione della città tradita e disillusa, dopo il trattato di Villafranca (1859) con il quale solo la Lombardia passava al nuovo Regno Sabaudo. È il caso, oltre al già citato Appiani jr., di Giacomo Casa (Conegliano Veneto, Treviso,1823- Roma, 1887), che, con il grande telero dell'Unione di Venezia all'Italia, celebra l'avvenuta annessione al Regno Sabaudo attraverso una "veronesiana" personificazione della città inginocchiata dinanzi al Re d'Italia, mentre, tra la folla che assiste all'evento, sono riconoscibili i protagonisti del Risorgimento italiano
Le sale espositive al secondo piano accolgono la seconda sezione, L'Austria a Venezia, dedicata al periodo della terza dominazione austriaca (1849-1866), evocato da alcuni ritratti istituzionali e dalla cartografia d'epoca, che illustrano la situazione dell'Italia pre-unitaria, in particolare quella dei possedimenti della Monarchia asburgica all'apice della sua potenza.
Un argomento di particolare interesse riguarda la costruzione del ponte ferroviario translagunare, che così profondamente avrebbe inciso sul tessuto urbano della città strappandola dalla sua insularità, incrementando il polo commerciale e industriale anche attraverso gli imponenti lavori per lo sviluppo portuale dell'alto Adriatico.
Inoltre, dalle ricche raccolte numismatiche civiche, vengono presentate alcune monete di grande interesse, come quelle di Francesco Giuseppe (che furono le ultime coniate nella Zecca di Venezia, dimessa dopo l'annessione), oltre a medaglie che immortalano eventi riguardanti la corte imperiale a Venezia e ad alcuni interessanti distintivi che offrono una vasta panoramica del ricco apparato burocratico veneziano dell'epoca.
La terza sezione, Venezia nei documenti fotografici dell'epoca, presenta alcuni straordinari documenti fotografici provenienti dagli archivi della Fondazione Musei Civici di Venezia. Si tratta di vedute della città durante l'occupazione austriaca, ma anche di numerosi ritratti di protagonisti, testimoni dell'epoca (Napoleone III, Vittorio Emanuele II, Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio, Giuseppe Mazzini, Nicolò Tommaseo, Anna Maria Marsich Bandiera…) ed alcune eccezionali riprese di avvenimenti.
Del pittore e fotografo Domenico Bresolin sono esposte le stampe fotografiche su carta salata di edifici e architetture (del 1857 ca); ma importanti sono anche gli "scatti" di Carlo Ponti e Carlo Naya, il più noto fotografo del periodo, autore di uno sterminato catalogo fotografico di monumenti, opere d'arte, scorci e vedute, oltre alla rarissima foto di Beniamino Giuseppe Coen che ritrae nel 1853 ca. alcuni soldati austriaci in Piazzetta S. Marco in servizio durante la festa del Corpus Domini.
Il ciclo di quattro dipinti di Vincenzo Giacomelli (Grizzo, Pordenone,1814- Venezia,1890), pittore-soldato durante l'eroica resistenza di Venezia (1848-1849), apre la quarta sezione, dedicata a L'Attesa. Questi raffigurano alcuni episodi delle tre guerre di indipendenza ma soprattutto documentano la presenza sabauda nell'epopea risorgimentale. Qui si trova anche un ritratto del garibaldino Pietro Cortes (Venezia, 1831 - 1908), uno dei tanti patrioti-esuli che dedicarono tutta la vita all'indipendenza italiana, prima lottando per la liberazione di Venezia dagli austriaci, poi cospirando lontano dal Veneto, il quale alla sua morte donò la sua vastissima raccolta di cimeli risorgimentali alla Municipalità di Venezia. Tra questi, ricco di valenza simbolica è anche il Ritratto femminile di una sconsolata giovane con in mano il Trattato di Villafranca, che, concluso tra Napoleone III re di Francia e Francesco Giuseppe d'Austria, sanciva la cessione della Lombardia al re di Sardegna Vittorio Emanuele II mentre il Veneto restava agli Asburgo.
Di Ippolito Caffì, patriota esule e pittore di storia, oltre all'Autoritratto, proveniente dalla Cassa di Risparmio di Venezia, viene presentata una serie di appunti grafici tratti dai suoi taccuini. In questi sono annotati alcuni momenti salienti, come l'incontro di Vittorio Emanuele con Garibaldi a Napoli, usato come studio preparatorio per un grande quadro oggi alla Galleria Sabauda di Torino, gli schizzi che lo vedono recluso nelle carceri veneziane di San Severo, fino al piccolo disegno della "Re d'Italia", la nave ammiraglia italiana sulla quale l'artista trovò la morte nella battaglia di Lissa (1866).
Dopo gli esiti favorevoli della terza Guerra di Indipendenza e con il plebiscito del 20-21 ottobre 1866, il Veneto arriva il momento di entrare nel Regno d'Italia. L'entusiasmo popolare per la nuova situazione politica viene evocato nella quinta e ultima sezione della mostra, Venezia all'Italia, attraverso l'iconografia dell'epoca e documenti conservati nelle raccolte civiche.
La celebrazione dell'epopea risorgimentale attraverso alcuni monumenti cittadini che ricordano i protagonisti del Risorgimento sono oggetto di una parte di questa sezione, dove vengono documentati attraverso bozzetti preparatori, dipinti e suggestive foto d'epoca, i monumenti eretti per celebrare Daniele Manin, Vittorio Emanuele II, Niccolò Tommaseo, e Giuseppe Garibaldi(Fonte: VENEZIA CHE SPERA, L'unione all'Italia (1859-1866), Venezia, Museo Correr, 16 marzo - 29 maggio 2011).
INFORMAZIONI GENERALI
Sede: Museo Correr, Piazza San Marco, Venezia
Inaugurazione: 16 marzo 2011, ore 18.30
Apertura al pubblico: dal 16 marzo al 29 maggio 2011
Ingresso con l'orario e il biglietto del museo: fino al 31 marzo 10-17 (biglietteria 10-16);
dal 1 aprile 10-19 (biglietteria 10-18)
Mercoledì 16 marzo, in occasione della Notte Tricolore, il Museo Correr (percorso integrato con Sale Monumentali della Biblioteca Marciana e Museo Archeologico Nazionale), resterà eccezionalmente aperto fino alle ore 22 (biglietteria fino h 21).
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Maria D. Marotta & Team