9 10 40 DA VENEZIA: UN LEONE D'ORO, INVECE DI RUGGIRE, BELA
La Mostra della Biennale Cinema 2010, così media e dunque inutile, invece di assegnare un Leone d'oro a Sofia Coppola, così bene introdotta nel cinema internazionale: figlia del regista italoamericano Francis Ford Coppola, sorella del regista Roman Coppola, nipote dell'attrice Talia Shire e cugina di Nicolas Cage, Jason Schwartzman e Robert Carmine, oltre che ad essere stata "fidanzata" con Quentin Tarantino, ampiamente fischiato e con tanti "buu", avrebbe dovuto ricevere che so, un agnellino, per il suo film statico, noioso, come se ne vedono tanti in TV. Ah, le potenti parentele, funzionano molto bene anche nel mondo del cinema! Speravamo di no.
Il Film: Somewhere
Titolo originale: Somewhere
Nazione: U.S.A.
Anno: 2010
Genere: Commedia, Drammatico
Durata: 98'
Regia: Sofia Coppola Sito ufficiale: focusfeatures.com/film/somewhere/ Sito italiano: www.mymovies.it/somewhere/ Cast: Benicio Del Toro, Michelle Monaghan, Elle Fanning, Stephen Dorff, Laura Ramsey, Alden Ehrenreich, Robert Schwartzman, Paul Vasquez, Chris Pontius, Laura Chiatti, Becky O'Donohue, Simona Ventura, Susanna Musotto, Nino Frassica
Produzione: American Zoetrope
Distribuzione: Medusa Data di uscita: Venezia 2010
3 Settembre 2010 (cinema)
Trama:
Johnny vive a Hollywood nel leggendario hotel Chateau Marmont. Se ne va in giro sulla sua Ferrari e casa sua è un flusso continuo di ragazze e pasticche. Totalmente a proprio agio in questa situazione di torpore, Johnny vive senza preoccupazioni. Fino a quando giunge inaspettatamente la figlia undicenne, Cleo, nata dal suo matrimonio fallito. Il loro incontro spinge Johnny a riflessioni esistenziali, sulla sua posizione nel mondo e a sfidare la questione che tutti dobbiamo affrontare: quale percorso scegliere nella nostra vita?
E' difficile definire Somewhere. Pare che Johnny abbia avuto una crisi esistenziale proprio quando è stato costretto ad occuparsi della figlia Cleo per più di una giornata. L'insoddisfazione, la ricerca di qualcosa di nuovo, qualcosa di vero. La sua vita, ogni giorno è sempre la stessa, ogni gesto privo di qualsiasi emozione, persino le belle donne che lo circondano e che gli regalano spettacoli sexy non danno un po' di brio alla sua esistenza. Una routine monotona e logorante che ben si discosta dall'immaginario collettivo. La regista si sofferma su questo lato del protagonista da risultare quasi snervante. Le scene sono girate in lunga sequenza, e spesso la telecamera si sofferma talmente a lungo sull'attore da potergli veder fumare un'intera sigaretta. La regia è curata nei minimi dettagli e ogni scelta stilistica, dalla fotografia alla scelta delle tonalità cromatiche rispecchiano i momenti essenziali. Ad esempio, l'arrivo di Cloe (la figlia di Johnny) è segnato da un aumento di gamma e tonalità di ciascun colore, come per esaltare il fatto che con lei lui si senta veramente realizzato.
L'interpretazione dei protagonisti, poi, rende la comprensione della pellicola più semplice. Stephen Dorff, nei panni di Johnny, da una rappresentazione dell'uomo che pur essendo ammirato e osannato da tutti, si senta una nullità lontano da sua figlia. Elle Fanning, a vederla è la figlia ideale, educata e composta, ma allo steso tempo così piena di vita e naturale, una ragazza come tante, se non fosse per il suo celebre genitore.
Altro protagonista importante di "Somewhare" è lo Chateau Marmont, uno dei più famosi Hotel di Los Angeles, il cui fascino è dato dalle innumerevoli star che vi hanno soggiornato, e, nonostante parte della sua fama sia tristemente attribuita al fatto che John Belushi sia morto li, indubbiamente l'aria che si respira è quella lasciata da attori e musicisti, registi e produttori discografici che in quelle stanze hanno trovato l'ispirazione per le loro migliori interpretazioni.
Pessima è la descrizione del mondo televisivo italiano: la regista riesce fin troppo bene a descrivere la volgarità del nostro mondo dello spettacolo, che stride persino con l'insulsa esistenza del suo protagonista, per cui si trova un empatia percepibile ad ogni fotogramma.
Non importa come vada a finire la storia, se ci sarà redenzione e l'attore maledetto metta finalmente la testa a posto, se riesca a trovare un senso di pace, o se trovi un equilibrio con la sua quotidianità, quel che conta in definitiva è il ritratto che scaturisce da questo film, e che esula persino dal contesto in cui viene inserito, riproponendosi ad ognuno di noi. Oggi, purtroppo, ricchi o poveri molti giovani si sentono inutili e compiono spesso gesti come gettarsi da alti balconi(la moda del balconing) come è successo ultimamente in Spagna.
La frase:
Il massaggiatore a Johnny Marco: "Dato che i miei clienti sono nudi penso che si sentano più a proprio agio se lo sono anche io".
Media voto della critica: 3.5/5.00
Chi é
Sofia Carmina Coppola (New York, 14 maggio 1971) è regista, sceneggiatrice e attrice statunitense. È stata sposata con il regista Spike Jonze dal 26 giugno 1999 al 5 dicembre 2003, attualmente è la compagna di Thomas Mars, dal quale ha avuto nel 2006 una figlia, Romy e nel 2010 Cosima. La sua carriera di attrice comincia presto, apparendo da bambina in diversi film del padre, tra cui Il padrino. Il suo ruolo più noto è quello di Mary Corleone ne Il padrino - Parte III (1990), che ricoprì all'ultimo minuto dopo l'abbandono del set da parte di Winona Ryder. La sua performance venne criticata al punto da mettere quasi fine alla sua carriera di attrice La sua attività è oggi principalmente rivolta alla regia; ha scritto e diretto tre lungometraggi: Il giardino delle vergini suicide (1999), Lost in Translation (2003), (quest'ultimo le è valso il premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale) e nel 2006 Marie Antoinette. Questi tre film, per le affinità tematiche di fondo, sono definiti da alcuni come Trilogia della giovinezza inquieta. Nel 2010 ha presentato alla 67ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il film Somewhere, che si é aggiudicato il Leone d'Oro, tra fischi e buu.
Domande & Risposte .
Sofia ha 39 anni e ha partorito la sua seconda figlia da poco. E' la «figlia " meglio connessa del mondo del cinema: il padre Francis, i cugini Nicolas Cage e Jason Schwartzman, gli ex amori Spike Jonze e Quentin Tarantino, l'attuale compagno, Thomas Mars, frontman della band francese Phoenix
In Somewhere c'è molto sarcasmo proprio su situazioni come questa: l'attività promozionale dei film.
«La storia è raccontata dal punto di vista di un attore e loro si lamentano di continuo. È la parte del mestiere che più detestano».
Ecco perché quando noi giornalisti li incontriamo ci rispondono sempre le stesse cose. Tipo: «Sono così fortunato a fare questo lavoro.
A volte sono sinceri. A volte pensano sia più pratico dire a tutti la stessa frase inoffensiva. A volte non vogliono fare la figura di quelli che se la tirano. Ma non li tormentate: sono molto più vulnerabili di quanto sembra.
Nel film lei descrive Hollywood come un mondo a parte, staccato dalla realtà.
Perché lo è. È una bolla che ti distrae da tutto ciò che è reale.
Pensa che qualche attore vero si riconoscerà nel divo "vuoto"?
Sono curiosa di scoprirlo. È un mix di molte persone.
Parte del film è ambientata in Italia. Il divo e la figlia arrivano a Milano per ritirare il Telegatto. Come le è venuto in mente?
Perché io partecipai al Telegatto con mio padre (nel 2004) e fu un'esperienza bizzarra, anche perché non capivamo una parola di quello che succedeva.
Ha reclutato diversi italiani: da Simona Ventura a Valeria Marini.
Per sceglierli, ho studiato un po' il vostro mondo televisivo, ho visto un sacco di roba su YouTube e un amico mi ha passato dei dvd di vostri entertainer, anche molti che poi nel film non sono nemmeno citati. Il risultato è che, ultimamente, mia figlia maggiore, che ha quattro anni, è pazza di Raffaella Carrà.
Che altro c'è di autobiografico nel film?
Alcuni ricordi d'infanzia. Sono stata da bambina a Las Vegas con mio padre, come succede ai due protagonisti. E poi, con i miei genitori, ho vissuto a lungo in albergo. In giro per il mondo e anche a New York, dove avevamo un appartamento fisso in un hotel.
«Sì, adoro stare in albergo. E mi piace ordinare il room service».
Non teme mai che la gente la etichetti come una raccomandata, visto che il suo film è stato criticatissimo?
La gente può pensare quello che vuole. Io so di avere una mia voce, un mio stile, distinti da quelli di mio padre e so che lavoro con serietà. Le chiacchiere altrui neanche le ascolto.
E brava Sofia, degna figlia del suo tempo!
Maria - Elisa - Enrico Marotta