Don’t cry for me Argentina! Eva Peron a Venezia

Padiglione argentino al Palazzo enciclopedico. Vicino a quello del Vaticano

Sarà una mera combinazione, ma nel Palazzo Enciclopedico di Gioni all’Arsenale, dove  - in genere - si espongono le opere più “nuove” dell’arte, accanto al Padiglione dell’Argentina, vi è quello del Vaticano. Forse la Biennale ha voluto rendere un omaggio a Papa Francesco che - essendo argentino se non di origine per assimilazione della cultura, specie quella dovuta all’influsso mai dimenticato di Evita Peron che prima di morire scrisse al marito: No te olvides nunca de mis grasitas", cioè di   non dimenticarsi dei poveri, mentre usciva dalla scena della storia per entrare nella leggenda, è risuonato sessant’anni dopo in Vaticano, per bocca di quell’anziano cardinale, che  materializzava all’orizzonte del mondo globalizzato un nuovo mito argentino, con l’elezione al soglio di Pietro dell’arcivescovo di Buenos Aires, che ha messo al primo posto - come Evita - i poveri, i negletti, i malati, gli esclusi dalla storia.
Il Padiglione Argentina della Biennale di Venezia ospita Rapsodia Inconclusa (Unfinished Rapsody) di Nicola Costantino, che è una brillante artista vissuta nel mito di Evita.  Attraverso la sua opera , l’artista incarna (letteralmente) Eva Perón e riesce ad analizzare e decostruire una figura da sempre vista in modo parziale ed ideologico. A cura di Fernando Farina, la mostra immagina due video installazioni, un abito - macchina e una scultura, e ognuno di questi elementi ha un preciso riferimento nella biografia di Evita. Eva los sueños ed Eva la fuerza rappresentano la sua casa, mostrando i differenti aspetti della vita di Eva: Eva malata, Eva attrice con i suoi vestiti a fiori, Eva regina del popolo vestita Christian Dior per il galà al Teatro Colón, Eva una Domenica mattina, Eva instancabile con il suo tailleur. Eva la fuerza è un abito realizzato in ferro cromato che si ispira al mito dell’ultima apparizione pubblica di Evita: essendo molto malata, era sorretta da una struttura nascosta. Eva la lluvia è un’opera composta da un tavolo di acciaio inox e coperto da un’infinità di lacrime di ghiaccio. Anche in questo caso, il riferimento biografico è evidente: si tratta infatti di una citazione dei quattordici giorni di pioggia che seguirono il funerale di Evita. Nicola Cosentino è una ragazza argentina  inevitabilmente cresciuta sotto il mito  Evita, icona nazionale difficile da smaltire sia per chi l’ha imitata che per chi l’ha rifiutata.  Le ragazze di altre nazioni hanno avuto la fortuna di avere  incorniciate leader donne meno invadenti, meno belle, magari intelligenti forti e capaci ma malvestite o prive di charme. Evita invece è superstar, l’ incarnazione del belle si diventa, la leader amata dai poveri anche se veste Dior, la first lady che muore giovane perché cara agli dei, la ragazza semplice dalla vita degna di un melodramma, il nome della capostipite del mondo, la femminilità e la volontà di ferro. Nicola, nutrita del mito da bambina e da adolescente, ora che è artista se ne libera a modo suo , Con un’installazione e video proiezione dove è lei stessa a personificare l’iron lady con chignon. L’Evita che oramai malata e talmente smagrita da non reggersi in piedi, si fa costruire un’ armatura per salutare ancora una volta il suo popolo. Anche questa è in mostra riveduta e corretta da Nicola. Così come le lacrime degli argentini condensate in goccioloni di ghiaccio. Tra video ricostruzioni e simboli Nicola racconta i tanti volti di Evita e regala al padiglione la potenza narrativa di un film.
Molto più commovente e vero che quello voluta da Madonna (ma onestamente, specie le musiche non sono da buttare).  La sua morte, avvenuta il 26 luglio 1952, con il suo corpo stanco, e chiedendosi "come ci può stare tanto dolore in un corpo così piccolo? ha generato pene ed allegrie. Mai nessuno nella storia argentina, ha raggiunto qualcosa di simile alle sensazioni che ha provocato e che genera la sua personalità, ancora oggi, 60 anni dopo le parole scritte nel suo testamento, evidenziano la chiarezza e la fermezza dei suoi pensieri, specificamente rivolti al proletariato, mettendo nero su bianco le tensioni economiche e politiche che hanno luogo nel mondo del lavoro e del capitale, offrendo nei suoi discorsi elementi che chiarificavano e piazzavano al loro posto i lavoratori. Nessuno potrà smentire che  Eva Perón, è il soggetto politico più importane del ventesimo secolo in Argentina, per rilievo, per essere una  rivoluzionaria, perché soltanto aveva 33 anni quando è morta e perché  mai e poi mai si era dimenticata dei suoi poveri, delle sue donne argentine che - grazie a lei - avevano conquistato gli stessi diritti degli uomini.
DOMANDE&RISPOSTE
A Nicola Costantino sono state rivolte alcune domande, interessanti per comprendere meglio il motivo di allestire il suo lavoro su Evita alla 55.ma Biennale d’Arte di Venezia.
Può dirci com’è nata la collaborazione con il Padiglione Argentina della Biennale?
Due anni fa ho iniziato a lavorare su questo progetto che mi era stato commissionato per un’esposizione al Museo nazionale di belle arti di Buenos Aires, ma non mi avevano comunicato nessuna data, e questo mi preoccupava. Alla fine dell’anno scorso mi è stato comunicato che ero al primo posto tra gli artisti candidati per partecipare alla Biennale, ma la conferma, però, è arrivata solo il 6 Marzo di quest’anno.
Il Padiglione espone le  quattro opere ispirate ad Eva Perón. Cosa le ha colpito maggiormente di questa figura storica? E  perché non è mai stata ritratta nell’arte contemporanea?
Ho deciso di impersonare Eva Perón per diversi motivi. Prima di tutto, quando scelgo dei riferimenti per i miei lavori, ricerco sempre delle fonti «paradigmatiche» e «archetipiche» per rappresentare un personaggio storico femminile, e Eva si è subito imposta. In secondo luogo, fondamentali sono stati i miei ricordi d’infanzia del suo funerale, dei suoi discorsi, della sua dimissione. Emozioni che si sono sovrapposte come immagini alle innumerevoli discussioni tra peronisti e anti-peronisti. Ma la ragione principale, che nessun artista aveva mai affrontato, è stata la storia e il mito di Eva Perón utilizzando il linguaggio specifico dell’arte contemporanea. E sicuramente nessuno l’aveva fatto analizzando un tema così centrale come quello del problema della rappresentazione. Per definizione, l’arte contemporanea si misura con la possibilità stessa della rappresentazione: il personaggio di Eva, in particolare, permette di esaminare in profondità proprio questo aspetto. Negli ultimi sessant’anni la sua figura è stata oggetto di prese di posizione parziali e spesso emozionali, sia favorevoli, sia contrarie. La mia ricerca, al contrario, si propone di analizzare questo personaggio in tutta la sua infinita e paradossale complessità, con spazi di libertà che si sottraggono alla sua rappresentazione dogmatica e ideologica.
Se dovesse descrivere il tuo lavoro in quattro parole, quali userebbe?
Emotività, tragedia, forza e ammirazione.
Nell’allestimento del Padiglione ci sono sei immagini di Evita: Eva malata, Eva attrice, Eva instancabile e così via. Si tratta di una modalità di rappresentazione, oppure l’aspetto multi-dimensionale è imprescindibile nell’analisi di un’icona?
La prima installazione è un video in cui si possono ritrovare tutte le personalità di Eva perché lei non si può rappresentare in una sola maniera; io sentivo che sia i peronisti che gli antiperonisti avevano ragione. Eva è stata tutti quei tipi di donna di cui si è parlato, sia in bene che in male. Nell’opera Eva la Fuerza utilizza un abito-macchina in ferro, inoltre ha i dovuto indossare un abito di Dior realizzato per Evita. Quant’è importante il fashion design nella sua opera?
Io sono cresciuta nella ditta di abiti di mia mamma e facevo la disegnatrice. I primi lavori attraverso cui mi sono fatta conoscere erano vestiti fatti con una riproduzione molto accurata di pelle umana in silicone che ho realizzato con tecniche scultoree che domino bene. Il fashion design è un punto forte del mio lavoro e io lo utilizzo non solo per una questione estetica ma anche per una costruzione concettuale. Riguardo a Evita, per lei, l’abbigliamento era una questione di Stato.
Il suo approccio si è basato sulla biografia di Eva Perón: le sue opere si ispirano alla sua ultima apparizione pubblica, al suo funerale, ecc. Qual è il rapporto tra l’icona e la sua biografia?
Io ho voluto allontanarmi dalla sua biografia, ho voluto trasmettere quattro idee con un complesso di oggetti e immagini che in un modo poetico e tangenziale rappresentino un aspetto importante della sua figura (Cfr.:text by Gabriele Girolamini).
Informazioni:Padiglione Argentina
Arsenale, Campo Della Tana (Castello)
web: www.labiennale.org
Venezia, dal 1 Giugno al 24 Novembre 2013

Maria de falco Marotta &Team
Società