LETTERA DI AUGURI AGLI INSIGNITI DELL'A.N.I.O.C.

Cari Insigniti

In alto, anche lassù sulla candida coltre innevata delle nostre montagne che ascoltano da sempre il canto di Dio, il tempo segue lentamente, ma inesorabilmente, la rena sottile, impalpabile, che scivola leggera nella clessidra capovolta dei nostri anni, mentre la meridiana della vita segna ormai le lunghe ombre della sera. Una sera gravida di pensieri, di immagini sbiadite che si affannano dietro ai vetri appannati dei ricordi, ma anche una sera illuminata da una luna evanescente che culla ancora i nostri sogni di sempre, quelli inespressi conservati a lungo in fondo al cuore; una magnifica sera in cui riecheggia ancora  da lontano “nu pianneforte 'e notte che se sente pe ll'aria suspirà”, e che con la sua “nenia antica” pare voglia indicarci la via di un'umanità dolente e smarrita come un viandante che si aggira cupamente nella notte avviluppata dalla tormenta. Questo assurdo, inaccettabile, venefico morbo che con la Nera Signora miete copiosa la sua terribile messe di morte e dolore sembra aver fiaccato gli stessi aneliti vitali di chi, ingabbiato tra le sue mura domestiche, non riesce più a volare, almeno con la fantasia, oltre l'antico verone affacciato sull'infinito.
Ma noi no. Non possiamo. Non dobbiamo arrenderci mai perchè noi siamo i Cavalieri della luce, siamo per gli altri fiaccole che danzano al vento, tedofori gioiosi lungo il cammino che ci è stato destinato. Nell'aria ormai, nonostante le avverse condizioni che ci negano un abbraccio e allentano, sia pur beneficamente, quell'incontro tra persone, tra amici, tra fratelli, pare avvertirsi un suono salmodiante di zampogne che scende giu' dai monti a scaldare i cuori, ancora una volta, per ricordarci che è Natale!
Ma quale Natale per chi si trova nelle concitate corsie delle “intensive” sotto una maschera cellophanata che illude gli ultimi scampoli di tempo? Quale Natale per chi combatte la sua battaglia quotidiana prono nel suo giaciglio di sofferenza che decreterà, chissà, la sua sopravvivenza? Quale Natale per chi attende trepidamente che i giorni passino, uno dopo l'altro, per sfuggire all'ultima sentenza o attendere un giudizio mitigato che conduca comunque alla salvezza? Ci vuole poco a accorgerci di essere molto fortunati e cercare con tutto il nostro cuore di essere vicini, soprattutto in questo Natale così surreale, a chi in questo momento di scoramento ha bisogno di una parola di conforto, una preghiera, un segno di sodale comprensione. Sospesi nel nostro “limbo” terreno, tendiamo allora almeno la mano per essere al fianco dei mille eroi quotidiani che negli ospedali in prima linea guidano l'assalto all'arma bianca. Noi siamo nelle retrovie o in trincea. In attesa. Ricordiamoci per l'occasione che siamo viaggiatori erranti sullo stesso treno da cui quest'anno tanti sono scesi anzitempo. Ma nessuno manca al nostro caro ricordo. Fanno ancora parte della nostra famiglia.
Ma ricordiamo soprattutto che Natale è segno certo di speranza, di novelle rinascite, di nuove avventure che ci aspettano con il vessillo alto dei nostri ideali. La Rinascita è vicina. Bisogna crederci. Il buio si sta dissipando come le ultime nebbie del mattino sopraffatte dal sole. Quale migliore augurio di essere traghettati in un mondo nuovo più umano e solidale in cui riconoscerci tutti fratelli della stessa casa? Accommiatiamoci allora con la mano sul cuore, in attesa di tempi migliori, sussurrandoci piano: “Buon Natale!”.

Il Delegato Provinciale dell' A.N.I.O.C.
                 Nello Colombo

Società