SETTE OPERE DI MISERICORDIA (64° FESTIVAL DI LOCARNO) 11 8 20

Dal film dei De Serio al quadro del Merisi detto il Caravaggio

Sembra un' occasionale combinazione che- mentre in Italia il governo si sbracciava per far approvare una serie di leggi per ridurre la nostra precipitosa caduta verso l'abisso del disastro economico, a Locarno tra i tanti film premiati, vi è stato "Sette Opere di Misericordia" dei fratelli De Serio, famosi per impegno e capacità. Mai come in questo frangente storico il nostro popolo ha necessità che qualcuno gli ricordi quelle sette regolette d'oro che la Chiesa emanò tanti anni fa per raccomandare ai cristiani- ma direi a tutte le persone di buona umanità- di essere solidali con i bisognosi.

Il film sarà sugli schermi verso Natale, Però già se ne prevede la riproduzione in DVD, sicché ciascuno potrà prenderne visione e spingersi ad operare se non proprio le Sette opere di misericordia, almeno qualcuna, per sentirsi in sintonia con i più poveri che - di certo - sono i più maltrattati della società. Gli autori, i gemelli torinesi Gianluca e Massimiliano De Serio hanno così parlato del loro film: "Sette Opere di Misericordia" è un film a più livelli, dove il percorso morale della protagonista (Luminita) s'inserisce in un meccanismo ad orologeria che la stritola: proprio quando più si fa urgente portare a termine il suo piano e la morsa la stringe in una via senza uscita, l'incontro/scontro con un'altra solitudine (Antonio), incalza Luminista (la badante protagonista) nella sua strada verso la redenzione. Capovolgendo verso l'interno dell'anima i meccanismi del genere, il film suscita domande sull'essere umano: quale forza può scatenarsi nel contatto tra due esseri umani? Può esserci umanità e compassione in una società di abiezione…

Il film è un racconto di vita ridotto all'estremo, scarnificato: ambientazioni essenziali, illuminazione minimalista, i sotterranei di un ospedale, l'obitorio, l'orto di Antonio e il campo rom (ricostruiti su un terreno, l'orto di nostro nonno, in una zona periferica di Torino, poco conosciuta, di fronte a una discarica, un luogo, non-luogo) sono gli spazi che dipingono quest'affresco". La storia è nata negli ultimi mesi di vita di nostro nonno che si chiamava Antonio. Noi l'abbiamo assistito in ospedale per molto tempo e in quel periodo abbiamo deciso di creare questo personaggio radicalizzando la presenza delle numerose giovani badanti che vedevamo nel personaggio di Luminita. Quello che abbiamo tentato di fare è stato universalizzare questa figura attraverso la stilizzazione per non fermarsi al particolare.

Il film si basa- poi- su un'ironia drammaturgica di fondo. Ciò che viene annunciato nei titoli in cui il film si suddivide sono le sette opere di misericordia previste dalla chiesa cattolica. Ai precetti corrisponde tutt'altro, per esempio "alloggiare i pellegrini", in realtà, è un appropriarsi della casa di un anziano malato da parte della protagonista. Quest'ironia piano piano ai affievolisce e scompare negli ultimi due capitoli: 'vestire gli ignudi' e 'seppellire i morti'. L'incongruenza diventa sempre meno evidente per poi scomparire (Cfr.: movieplayer).

Realismo e spiritualità in un affresco contemporaneo per Sette opere di misericordia, il film dei gemelli torinesi De Serio, che offrono tanti spunti di riflessione: la vecchiaia, l'immigrazione, l'abiezione di un mondo ai margini che non rispetta neppure i bambini, l'abbrutimento ma anche la riconciliazione. Un'opera sul contatto umano e sulla compassione in una società cupa.

Il film, distribuito da Cinecittà Luce, è prodotto da Alessandro Borrelli per La Sarraz Pictures, in coproduzione con Elefant Films (Romania). A Locarno è stato accolto positivamente e sarà nelle sale a novembre. Speriamo che molti lo vedano.

Cosa sono

Sette opere di Misericordia è un dipinto di Caravaggio ad olio su tela (390 x 260 cm). Fu realizzato tra la fine del 1606 e l'inizio del 1607 .L'opera è conservata al Pio Monte della Misericordia di Napoli ed è la rappresentazione delle "sette opere di Misericordia corporale".

Le sette opere di misericordia sono nella tela del Merisi così raffigurate; sulla destra il "Seppellire i morti" è raffigurato con il trasporto di un cadavere di cui si vedono solo i piedi, da parte di un diacono che regge la fiaccola e un portatore. Il "Visitare i carcerati" e il "Dar da mangiare agli affamati" sono concentrati in un singolo episodio: quello di Cimone (Valerio Massimo, "Factorum et dictorum memorabilium", IX, 4, ext. 1), che condannato a morte per fame in carcere, fu nutrito dal seno della figlia Pero e per questo fu graziato dai magistrati che fecero erigere nello stesso luogo un tempio dedicato alla Dea Pietà. Sullo stesso luogo fu poi edificata la Basilica di San Nicola in Carcere.

Sulla parte sinistra appare il "Vestire gli ignudi" concentrato in una figura di giovane cavaliere (un San Martino di Tours) che fa dono del mantello ad un uomo dalla posa michelangiolesca visto di spalle; allo stesso santo è legata la figura dello storpio in basso nell'angolo più a sinistra: anche questo episodio è un riferimento alla agiografia di Martino, un emblema del "Curare gli infermi". L'uomo che beve da una mascella d'asino è Sansone, messo lì a rappresentare il "Dar da bere agli assetati" perché nel deserto bevve l'acqua fatta sgorgare miracolosamente dal Signore. Infine "Ospitare i pellegrini" è riassunto da due figure: l'uomo in piedi all'estrema sinistra che indica un punto verso l'esterno, ed un altro che per l'attributo della conchiglia sul cappello (segno del pellegrinaggio a Santiago de Compostela) è facilmente identificabile con un pellegrino. Nel caso di questo dipinto napoletano la vicinanza allo spirito del Catechismo redatto dal Cardinale Roberto Bellarmino del 1597, che seguendo la corrente pauperista in seno alla chiesa della Controriforma propugnava il ritorno ai valori più puri del Vangelo e di conseguenza la pratica delle opere di Carità come mezzo di espiazione e di elevazione spirituale (Cfr.:Wikipedia).

Maria de Falco Marotta

Maria de Falco Marotta
Società