09 09 20 CIAO MIKE

Mi sveglio di scatto da un sonno senza sogni. Non ho bisogno che di un attimo per ricordarmi che Mike Bongiorno ieri è morto. Con lui è morto anche un po' della mia gioventù. Mike é morto per un infarto. Stava preparando le valigie per il rientro in Italia quando si è accasciato al suolo. La moglie Daniela ha subito chiamato la portineria e il medico il quale però, dopo aver fatto a Mike un massaggio cardiaco, ha dovuto constatarne il decesso. Mi alzo. Chiudo gli occhi e desidero che il pavimento smetta di ondeggiarmi sotto i piedi. Mi trovo in uno stato di paralisi intellettuale. Soffro i postumi di una sbronza. La morte di Mike per me ha avuto l'effetto di una sbronza. La situazione è irreale e il mio cervello rifiuta di funzionare. Non avrei mai creduto che Mike potesse morire. Lo credevo immortale. Mike stava preparando la nuova edizione di Rischiatutto su Sky, per rilanciare il suo volto dopo il benservito di Mediaset. Vado verso il bagno. Una volta in bagno mi appoggio contro la porta e cerco di riordinare i pensieri. Sono più scosso di quanto avrei mai creduto possibile. Poi mi rendo conto lentamente di avere la vescica che sta per scoppiare, e che una doccia è una necessità dopo il tumulto della notte, provocato dall'improvvisa notizia della morte di Mike. Quando ho terminato scivolo in camera da letto e infilo jeans e una T-shirt con scritto "Non sono grasso. Sono soft". Dopo un attimo di riflessione cerco una giacca che ho gettato sopra una sedia. Vado in cucina. Mi preparo un caffè. Il profumo di caffè si spande per l'appartamento. Faccio un profondo respiro e ritorno in salone. Ripenso a Mike. Era il volto più noto del piccolo schermo. Le sue gaffe e la signorilità lo hanno fatto apprezzare da generazioni di italiani. Papà mi raccontava che nei primi anni della televisione in casa c'erano ancora e solo le radio. Bisognava andare al bar per vedere Mike Bongiorno o Mario Riva. Sale affollate e fumose, zeppe di famiglie che del boom non volevano perdersi nemmeno la pubblicità o l'intervallo con le pecore e la musica sonnolenta. Non c'era bar a Roma che non facesse affari con il famoso programma di Mike, un tipo pallido, sorprendente, che veniva dall'America di Paperon de' Paperoni. Parlava con uno strano accento, come se pensasse in inglese e parlasse in italiano. E fu così che papà corse ad acquistare una TV. Per godersi Mike comodamente a casa sua. Solo che non stava poi tanto comodo, dato che tutti gli inquilini del palazzo correvano a casa sua per vedere Mike. E poi sono nato io. E' proprio vero: sono nato con Mike. Risuonerà sempre nelle mie orecchie il suo "Allegria!" Grazie Mike.

Mario Pulimanti

Mario Pulimanti
Società