"CONVERSIONE" HOLLYWOODIANA DI MAGDI ALLAM O USCITA DALLE CATACOMBE PER I MUSULMANI CHE SCELGONO IL CRISTIANESIMO?
L'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani, promulgata dalle Nazioni Unite nel 1948, dichiara che "ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti".
Tale diritto appartiene a tutte le creature umane, al di là del paese dove vivono e del loro pensiero.
Non si capisce, allora, tutte le polemiche sorte dopo la conversione del vice direttore del Corsera, Magdi Allam che la notte di Pasqua ha ricevuto il battesimo per mano di papa Benedetto XVI.
Dicono i maligni che la sua conversione molto hollywoodiana , tra riflettori ,interviste ai tiggì., partecipazioni a questa o a quella trasmissione TV, è un modo per "rilanciarsi" essendo venuti a noia i suoi discorsi molto aspramente critici sull'islam e la sua violenza.
Altri, invece, più benevolmente, vedono nel suo battesimo un segnale forte che auspicabilmente darà un frutto prezioso: l'apertura delle catacombe dei cristiani venuti dall'islam. Uomini e donne minacciati di morte per aver scelto il Vangelo. Il Papa e Magdi Cristiano hanno dato un messaggio chiaro ''non abbiate paura''. Invece un coro di condanna gli viene da centinaia di utenti delle edizioni on line dei giornali arabi che parlano di «aperta provocazione». Ad Allam si imputa la sua avversione all'Islam, ma soprattutto l'essersi «buttato nelle braccia dei sionisti», con il suo Libro «Viva Israele» che gli avrebbe reso «soldi e premi» dai nemici dell'islam.
Una cosa è certa, il povero Magdi Cristiano Allam, considerato apostata dalle varie scuole giuridiche islamiche perché ha "rigettato" l'unica e vera religione(l'islam)non avrà una vita tutta rose e fiori. E richiamiamo di seguito,alcuni termini che per noi sono solo reminiscenze scolastiche, ma che vale la pena ricordare, visto la contiguità che abbiamo con tanti musulmani.
1)Riddah è un termine arabo che significa "apostasia dall'Islam".
La ridda è una delle pochissime fattispecie giuridiche sanzionate con precisione nel Corano con la pena della morte (altre sono l'omicidio di un musulmano e l'adulterio conclamato). L'apostata ( murtadd ), una volta catturato, ha di fronte a sé la scelta fra il pentimento e il ritorno alla fede islamica o la morte. A mitigare la severità della sanzione stanno però i diversi dispositivi di applicazione della pena elaborati dalle scuole giuridiche islamiche , che possono prevedere una breve reclusione "di riflessione" o anche una reclusione a tempo non determinato. Il Corano non asserisce esplicitamente la necessità della condanna a morte dell'apostata (ad eccezione del verso [Corano 4:89]), ma afferma che Dio (in arabo, Allah) disprezza l'apostasia.([Corano 3:72], [Corano 3:90],[Corano 16:106],[Corano 4:137] e [Corano 5:54] direttamente correlati all'apostasia e che non prescrivono una punizione terrena o la morte. Il diritto penale islamico sancisce molto duramente l'apostasia. Si chiama apostata (ar. murtadd) colui che abbandona volontariamente la religione islamica. La cosa non è prevista ai sensi sia del detto del Profeta "chi cambia religione uccidetelo", sia di alcuni versetti coranici che prescrivono per i miscredenti e gli apostati l'inferno (come in 9,73). Secondo la shariah un individuo accusato di apostasia (riddah) viene rinchiuso in carcere per tre giorni al fine di pentirsi e se al termine di questo periodo sarà ancora determinato nel volere abbandonare l'Islam, sarà ucciso. Le conseguenze civili per l'apostata sono gravissime: si va dall'annullamento delle nozze, alla revoca di beni e patria potestà, perchè tutto ciò non può essere governato da un infedele; inoltre nella comunità dei credenti egli sarà considerato come morto, oppure rischierà di essere ammazzato. Questa legislazione non è quasi mai applicata solo alcuni stati - Mauritania, Sudan, Afganistan - la prevedono. La gravità della sanzione viene motivata in questo modo: l'Islam è l'ultima religione rivelata, dunque ha portato un messaggio definitivo che ha abrogato secondo il musulmano tutte le altre fedi (cfr Cor. 3,3 "Dio ha fatto scendere una verità a conferma di ciò che era prima di essa" : Cfr.: Sami A.Aldeeb Abu-Sahlieh, Il Diritto islamico, Carocci editore, Roma 2008).
L'apostasia nelle religioni
- Ebraismo
Nell'antichità gli israeliti erano continuamente spronati dai profeti inviati da Dio ad uscire dall'apostasia, pena il completo abbandono spirituale ed i danni conseguenti: un esempio lo si trova in Esodo 12:43, ripreso al numero 412 della lista delle 613 mitzvòt di Mosè Maimonide "L'apostata non mangia il pasto di Pesach".
- Cristianesimo
Nelle sacre scritture viene menzionata una "grande apostasia", ovvero un lungo periodo di allontanamento dell'uomo dai principi primitivi contenuti nel Vangelo e quindi un periodo di buio spirituale, umano e intellettuale, ove mancando la guida divina l'uomo è stato completamente abbandonato a se stesso ed alla sua sola personale interpretazione delle leggi universali. Nel greco classico il sostantivo è usato per indicare una defezione politica, e il verbo è evidentemente usato in questo senso negli Atti degli Apostoli 5:37, a proposito di Giuda il galileo che si "trasse dietro" dei seguaci. La Septuaginta greca usa il termine in Genesi 14:4, riferito a una ribellione del genere. Ma nelle Scritture greche cristiane viene usato principalmente per defezione religiosa: allontanamento da una giusta causa, dall'adorazione e dal servizio a Dio, e quindi abbandono di quanto prima professato e totale diserzione dai princìpi o dalla fede. I capi religiosi di Gerusalemme accusarono Paolo di Tarso di tale apostasia contro la Legge mosaica.
- Islam
Nell'Islam l'apostasia non è ammessa e la riddah comporta l'applicazione di una delle pene-hadd (la parola hadd sta a indicare il "limite, confine" imposto da Allah all'operato umano) previste esplicitamente dal Corano. Il murtadd (apostata) viene sanzionato con la pena capitale se l'atto non sia avvenuto per sfuggire alla morte o a un pericolo grave per sé o per i propri cari e se sia stato compiuto con la precisa intenzione di abbandonare la "vera fede". Al colpevole viene imposto un periodo di riflessione da compiere in stato di reclusione (le scuole giuridiche divergono circa la durata temporale, anche se l'orientamento è portato a concedere 3 giorni al reprobo) dopo la quale o si torna alla primitiva condizione di musulmano o si affronta la pena di morte. Da tale castigo è escluso chiunque si trovi in stato di insanità di mente, anche temporanea, mentre la dottrina prevede un trattamento assai più lieve per la donna, per la quale non si indica in linea di massima un limite temporale per il suo possibile pentimento.
È da ricordare che la famiglia del coniuge dell'apostata ha in pratica il diritto di eseguire per suo conto la pena di morte, a salvaguardia dell'onore familiare così fortemente vilipeso, tanto che (anche in vari Stati islamici contemporanei) non si procede legalmente contro l'esecutore.
Diritto internazionale
La Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani riconosce l'abbandono della propria religione come un diritto umano legalmente protetto dal Patto internazione sui diritti civili e politici poiché la libertà di avere o di adottare una religione o credo necessariamente implica la libertà di scegliere e il diritto di modificare il proprio credo o religione corrente con un altro o con un pensiero ateo. Malgrado la carta dei diritti umani lo vieti in alcune nazioni l'apostasia è punita, talvolta è prevista anche la pena di morte. «Il Comitato osserva che la libertà di avere o adottare una religione o credo implica necessariamente la libertà di scegliere una religione o un credo, incluso il diritto di rimpiazzare la propria attuale religione o credo con un'altra o di adottare una visione atea [...] L'Articolo 18.2 esclude la coercizione che danneggerebbe il diritto di avere o adottare una religione o un credo, incluso l'uso o la minaccia della forza fisica o delle sanzioni penali per costringere i credenti o i non-credenti ad aderire alle loro credenze religiose e congregazioni, ad abiurare la loro religione o credo o a convertirsi.»
(CCPR/C/21/Rev.1/Add.4, Commento generale Nr. 22., 1993).
La conversione
Una conversione religiosa è l'adozione di un nuovo credo religioso, differente da quello che si possedeva precedentemente: l'individuo che sceglie tale cambiamento è detto convertito (talvolta proselito). La conversione è legata al proselitismo, cioè all'atto con cui si prova a convertire un individuo: tale termine ha assunto negli ultimi tempi una forte connotazione negativa, sconosciuta in tutte le epoche precedenti. Ne fanno largamente uso quasi tutte le religioni, una volta piuttosto restie ad imporre un credo diverso dalla cultura in cui si è cresciuti.
Legislazione internazionale
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo definisce la conversione come un diritto umano( L'art. 18 che ho già citato).
Sulla base di tale Dichiarazione è stato sviluppato anche un trattato legalmente vincolante (la Convenzione Internazionale dei Diritti Civili e Politici), che trova enormi difficoltà di applicazione nell'ambito islamico .
- Conversione all'ebraismo
La conversione all'ebraismo, a differenza di quanto avviene nel Cristianesimo, dove è esplicitamente una dichiarazione di fede, è sostanzialmente una forma di "adozione", un divenire membro della nazione dei Figli di Abramo. Le richieste della legge ebraica per la conversione sono chiamate giur. Esse si sono sviluppate nel tempo, poiché non se ne trova traccia nella Bibbia, quando, ad esempio, si parla della conversione di Rut, nonna del Re Davide (Libro di Rut 4) e sono così riassumibili: il potenziale convertito deve desiderare la conversione per il bene personale, non per altri motivi; se maschio, è tenuto alla circoncisione rituale; il convertito deve accettare i principi della fede ebraica e i suoi 613 comandamenti, oltre ad abiurare le credenze religiose precedenti; è richiesta l'immersione rituale in acqua (contenuta nella mikvah); è necessario scegliere un nuovo nome. Il proselitismo ebraico è sempre stato un fattore di secondo piano, all'interno della dottrina religiosa, seppure costantemente presente nella storia; gli ebrei ortodossi e conservatori hanno sempre considerata tale pratica con sospetto, per ragioni esegetiche (il popolo ebraico è scelto da Dio, non dagli uomini) e "psicologiche", in quanto renderebbe la loro religione troppo simile alle altre anziché rimanere un unicum.
- Conversione al cristianesimo
Il proselitismo, per tutti i cristiani, è un dovere espresso dallo stesso Gesù Cristo:
« Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo » (Mc 1,15) .
« Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro tutto ciò che vi ho comandato » (Mt 28,19) .
A partire dal Nuovo Testamento, il bellissimo capitolo secondo degli Atti degli Apostoli, dove è narrato con grande pathos il Discorso di Pietro ai popoli convenuti da varie parti del mondo per la Pentecoste ebraica e nella Tradizione, la conversione è ritenuta come un cambiamento morale che riporta a Dio e alla vera religione: ciò può accadere sia per i credenti (pentimento del peccatore e ritorno alle virtù cristiane) che per i non cristiani, quando essi abbraccino la fede nel Salvatore. Le confessioni cristiane:Cattolica, Ortodossa, Anglicana, Luterana, prevedono il Battesimo per i neonati, accettando i bambini nella fede cristiana prima che essi raggiungano la consapevolezza: la ragione di questo comportamento è teologica, poiché, secondo la religione cristiana, il sacramento del Battesimo elimina il peccato originale. Altre confessioni rinviano invece questa iniziazione all'età adulta. Nell'ambito cristiano si parla di "evangelizzazione" ("annuncio della Buona Novella"): l'aspetto missionario universale è centrale lungo tutto lo sviluppo storico del cristianesimo, che non ha disdegnato anche repressioni violente(America latina…) per indurre alla fede i miscredenti.
- La conversione nella dottrina cattolica
Secondo la dottrina cattolica, è la grazia dello Spirito Santo che risveglia la fede. Essendo l'uomo libero, la conversione non può essere imposta con la forza, la violenza o l'inganno.
L'assoluta libertà di scelta, quindi anche la possibilità di rifiutare il dono della fede, è espressa nella parabola del seminatore (Cfr.: i tre Vangeli sinottici: Matteo 13,3, Marco 4,3 e Luca 8,5), dove si paragona Dio, appunto, ad un seminatore che lascia cadere il proprio seme su ogni terreno: è la conformazione del terreno a far sì che esso attecchisca o meno, ma la semina non viene mai a mancare. La fede : è un dono gratuito di Dio, che egli offre a ciascuno; è un libero atto della ragione umana, guidata dalla volontà; è un atto soprannaturale. Operativamente, i passi necessari che il convertito deve compiere per entrare nella Chiesa Cattolica sono: il riconoscimento dei propri peccati, cui segue la professione di fede; il Battesimo; la Confessione, cui quasi sempre segue l'Eucarestia. La professione di fede cristiana esclude ogni altra appartenenza religiosa.
- Conversione all'islamismo
Per divenire musulmano è necessario affermare che Allah è il solo Dio e Maometto è il suo profeta (tale dichiarazione è detta shahada): non vi sono, invece, formali pratiche per l'inserimento nella comunità. La dottrina islamica prevede che la conversione liberi da ogni peccato. L'interpretazione del Corano non è chiara sull'utilizzo della conversione forzata: esso afferma sia che "non c'è costrizione nella religione" (sura 2,256), sia che questa conversione forzata è possibile (sura 2,191-193, Ayat al-Sayf). Sono quindi presenti due correnti di pensiero opposte, che si impongono alternativamente nei differenti momenti storici. Un'altra controversia riguarda la proibizione dell'apostasia: in vari stati a maggioranza musulmana (fra cui Arabia Saudita, Iran e Pakistan), coloro che rinnegano la fede islamica sono passibili della pena di morte. Sebbene ciò non sia esplicitamente previsto dal Corano, tutte le maggiori scuole giurisprudenziali islamiche (Hanifi, Maliki, Shafi'i, Hanbali, Shi'a Jafari) concordano che un ex-musulmano adulto, il quale rifiuti di tornare all'Islam, merita la morte; è prevista una maggiore clemenza per le donne, per le quali si ritiene sufficiente la carcerazione fino a quando non ritornino a professare la fede natia.
Il contrasto con l'ordinamento legislativo internazionale è evidente: recentemente, quindi, sono nate opinioni differenti nel mondo musulmano riguardo l'apostasia, ma tali posizioni, proprie di alcuni intellettuali, non rispecchiano quanto professato unitariamente dalla Umma.
Conversione alle religioni orientali
L'Induismo, il Sikhismo, il Buddhismo e il Giainismo non prevedono la conversione come forma di espansione della religione, sebbene accettino chiunque chieda di unirsi alla loro fede. Tali dottrine non predicano che l'approccio sia esclusivo, cioè è possibile seguire più di una religione contemporaneamente: questo aspetto è in aperto contrasto con le religioni abramitiche. Ad esempio, è possibile essere sia induisti che buddhisti…
Conversione e relativismo
La conversione presuppone una scala di valori oggettiva, nella valutazione delle diverse religioni, essa non ha possibilità di accoglimento da parte della mentalità relativistica, secondo la quale ogni posizione ha un identico valore. Essendo tutte ugualmente lecite e condivisibili le religioni, non ha un particolare significato mutare le proprie convinzioni religiose. Oggi la mentalità relativistica sembra essere predominante ed è fortemente avversata dai capi religiosi che, pure teoricamente, ammettono il principio globale della libertà di coscienza della persona. Basti leggere sui giornali italiani ed internazionali il putiferio che ha suscitato la conversione di Magdi Cristiano Allam, cui auguriamo che i frutti dell'amore che ha intravisto nell'insegnamento di Gesù, illuminano sempre la sua strada.
Maria de Falco Marotta