1 30 ISMAEL , IL DANZATORE MISTICO
Durante la presentazione del Festival internazionale della danza (Ca' Giustinian, 15 gennaio 2010), illustrata con tanto garbo ed entusiasmo dal Presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta e dal Direttore del Settore danza Ismael Ivo, ormai "di casa" a Venezia, visto che ricopre il prestigioso incarico da più anni ed ha imparato così bene l'italiano che ti incanta quando ti risponde. Si vede subito che è un artista, che la danza l'ha nel sangue e che il suo cuore batte solo per questa. Il Festival così noto che richiama compagnie dal Canada, dal Quebec, dall'Australia, dalla Nuova Zelanda, dagli Stati Uniti… avrà luogo a Venezia dal 26 maggio al 12 giugno 2010, dal capzioso titolo"Capturing emotions", "perché la danza è un laboratorio di emozioni e di visioni condivise". Questo dice Ismaele.
Ma leggiamo cosa altro ci comunica.
DOMANDE & RISPOSTE
- Ismael, perché intitoli il tuo balletto che conclude la vostra straordinaria iniziativa "Arsenale della Danza" che raccoglie i giovani(18- 29 anni) di vari Paesi per educarli alla danza contemporanea "Aria" che poi apre anche il 7° Festival internazionale di Danza contemporanea? Non ti pare che sia un po' "pericoloso", visto che l'aria oggi è così inquinata?
L'aria per me é ancora una cosa fondamentale, una base della nostra capacità.
Se tu respiri, questa fa emergere le emozioni profonde, che sono la nostra autenticità di esseri umani. L'aria per me è l'ossigeno. L'anno scorso ho concluso il primo anno dell'Arsenale della Danza con "The Waste Land". Tale coreografia è stato il punto di partenza, per il coinvolgimento fisico del corpo in una cerimonia di sopravvivenza e di lotta. É un rito. Una celebrazione che va oltre il rituale e che ci spinge a riflettere su diverse questioni. La nostra casa è un luogo che chiamavamo Madre Terra. Siamo sicuri che arriverà la prossima primavera? Abbiamo mutato i tempi di fertilità della terra. I popoli sono lacerati dalla sanguinosa lotta per accaparrarsi le risorse naturali del pianeta. Lo sfruttamento intensivo del petrolio, come se fosse "oro liquido", ha portato la società moderna ad un punto di non ritorno. In effetti aspettiamo come avvoltoi il prossimo pozzo di petrolio da sfruttare. Nelle società tradizionali il rito era il centro della vita. La danza era usata per costruire senso. Stiamo ancora cercando di capire il mondo e il nostro corpo è uno dei catalizzatori più importanti. Teniamo presente chela terra sta urlando sulla catastrofe dell'ambiente che viene dal Polo Nord, dalla foresta dell'Amazzonia, da tutte le parti del pianeta. Ora siamo al secondo anno e l'idea proviene da quello che stiamo facendo con l'aria del nostro mondo. Il leit motiv sarà l'aria cantata da Maria Callas. E' un respiro che esce e il ballerino lo prende nel suo polmone, facendolo poi accompagnare da un movimento. L'aria è l'essenza nostra umana ed artistica.
- Come mai la danza contemporanea rimane ancora un qualcosa d'elite?
-
Forse perché è stata sempre chiusa in un angolo, cioè non ha mai voluto esporsi troppo. Per me è tutto: danzare è dialogare, è un'idea nuova che esce dalla vita.
Io vedo che tu vivi di danza… Penso che sia il tuo modo di dire che cosa siamo noi?
Non solo che cosa siamo noi oggi in questo mondo globale. Come siamo e dove vogliamo andare?
Dove- come dice Barak Obama- cambio, cambio, dove e in che direzione? Voglio che il mondo cambi in che direzione con la coscienza umana e nel rapporto con le persone? Ora cambiare significa sapere dove andare. Questa è la nostra funzione, la nostra traiettoria.
- E tu sai dove andare?
Io cerco l'incontro, ma non ho una ricetta. Però incontrare l'altro è come scoprire una strada nuova per tutti.
- La danza di per sé non esprime qualcosa di alto?
Alto, di alto livello. Per me l'aria non è solo danza, è un rito. Con la musica di Arvo Part eseguita dal vivo dall'Orchestra di Padova e del Veneto, l'aria sviluppa il senso del respiro, è sorgente di movimento,…L'aria è una presenza impalpabile…un gioco di desideri invisibili e di visibili emozioni. E' una preghiera del corpo per la danza del futuro. Il momento della danza è un momento sacro, è un rapporto con un altro tipo di forza, di energia, che ti fa portatore di un messaggio.
- E tu, credi in Dio?
-
Sì. Di una forma molto ampia, aperta. Dio è una forza, l'energia che regge la vita.
- E chi ti accompagna in questo cammino verso Dio?
La danza che per me è l'esercizio di essere vivo e celebrare la vita, la natura, la divinità. Ho parlato e celebrato Apollo, Dioniso, Tersicore, ma la danza non è solo la figlia di un dio, ma la celebrazione ampia, universale della vita e dell'arte.
Che differenza c'è tra i ragazzi e ragazze che frequentano - dopo dura selezione- L'Arsenale della Danza e la trasmissione televisiva- mi pare si chiami Amici? Non guardo tanto la TV e penso che non ci sia un paragone, perché far credere che la danza sia una cosa facile di consumo, è sbagliato. La danza deve creare una dimensione profonda di comunicazione tra le persone. Questo è il suo scopo, non è affatto commerciale, deve suscitare nuove idee e essenze interiori..
- Perché la danza di Roberto Bolle, oppure la tua, commuove e fa piangere?
Essa crea un rapporto intimo tra le persone, che non è solo visuale e fisico, ma viene dal cuore.
- Chi è, Ismael Ivo : ballerino, coreografo performer e…
Ismael Ivo è nato a San Paolo del Brasile, dove ha studiato danza e recitazione vincendo il premio come miglior danzatore solista nel 1979, 1981 e 1982; ma i palcoscenici della sua carriera sono New York e Berlino. Alvin Ailey lo invita a New York nell'83, dove diventa membro della sua compagnia (Alvin Ailey Dance Center). Sarà in Europa e a Berlino dall'85 al '96, collabora con l'esperto coreografo di teatro- danza tedesco Johann Kresnik e con Ushhio Amagatsu, l'artista giapponese dei Sankai Juku: test diversi che si amalgamano con le sue radici afro- brasiliane.
Conosciuto in molti paesi, Ismael Ivo è stato artista ospite e solista in numerosi spettacoli: con Kresnik ha lavorato in "Phoenix" (1985), "Mars", "Francis Bacon" "Othello" (1995). "Labyrintos", la sua prima coreografia d'ensemble, ha vinto il premio al Theaterhaus Stuttgart nel 1993. Nel 1994 lavora con George Tabori scrittore sceneggiatore e regista di fama internazionale - all'opera "Moses und Aaron" di Schoenberg. Poi con Marcia Haydée in Tristan e Isolde.
Per più di 15 anni è stato direttore artistico dell'International Tanzwochen Festival di Vienna. Nella stagione 1996/97 è stato invece direttore del settore danza e teatro del Deutsches Nationaltheater di Weimar ("The Brief History of Hell" e "Artaud", nel 1997, "Kuss im Rinnstein" e "Michelangelo" nel 1998). Nel 1999 ha inaugurato Weimar capitale europea della cultura con "Mephisto". Sempre lo stesso anno ha coreografato e diretto "Medea-Material" tratto dal testo di Heiner Müller, che combinava attori e danzatori; una serata di soli al femminile, "Ariadne", e un pezzo per ensemble ispirato a tre brevi racconti di Gabriel Garcia Marquez, "The Funeral of the Big Mama", infine un solo da lui stesso interpretato, "Dionysos". Contemporaneamente all'attività a Weimar, Ivo collabora di nuovo con il Theaterhaus di Stoccarda dove realizza insieme alla danzatrice Márcia Haydée "Tristan und Isolde", dall'omonima opera di Wagner. La partnership con Márcia Haydée (anche lei brasiliana, étoile e già direttrice dello Stuttgarter Ballett, interprete straordinaria per John Cranko, Kenneth MacMillan, Maurice Béjart, John Neumeier) continua con "Aura", una coreografia che realizzano per il Teatro Municipale di Rio de Janeiro, un omaggio a Miles Davis e Alvin Ailey premiato nell'ottobre 2000; e poi con un balletto per una compagnia di danza classica, l'Ankara State Ballet, "Medea" (2001).
Con la regia di Yoshi Oida e con Koffi Koko come partner, Ismael Ivo crea "The Maids", dall'omonimo testo di Jean Genet, presentato nel marzo 2001. Con la regia di George Tabori, Márcia Haydée e Ismael Ivo hanno sviluppato una nuova forma di performance/spettacolo teatrale senza parole, "Edipo" di Sofocle. La prima è avvenuta al Berliner Ensemble nel settembre 2001. Nel novembre del 2001 ha partecipato alla serata di gala organizzata dallo Stuttgarter Ballett in omaggio a John Cranko presentando un duetto con Márcia Haydée.
Alla Biennale Danza 2002 ha esibito con grande successo un assolo dedicato al fotografo scomparso Robert Mapplethorpe, spettacolo che ha avuto una replica straordinaria per le numerosissime richieste del pubblico; sempre nel 2002, ha creato con Márcia Haydée uno spettacolo dedicato a Maria Callas.
Nel 2005 Ismael Ivo ha ricevuto al Barbican di Londra il prestigioso Time Out Award "for the most outstanding performance of the year" con "The Maids". Ed ora, dopo I trionfi ottenuti nelle passate Biennali Danza, l'aspetta l'attesissimo Nuovo Festival dall'intrigante titolo "Capturing Emotions".
Poiché Ismael mi ha detto che è credente, senza "forzare troppo la mano", potremmo attribuirgli le stesse parole che disse il mistico sufi J. Rumi:
"Molte strade portano a Dio. Io ho scelto quella della danza e della musica ". Oppure citare ancora una volta le parole con cui gli fu attribuito il Premio Danza & Danza 2006. Ismale Ivo è:
"Direttore attento alle tematiche della nostra epoca, al nuovo statuto che sta acquisendo il corpo umano in rapporto all'avanzamento della ricerca scientifica e al dualismo con l'anima, ha saputo attribuire alle sue scelte artistiche una vera identità e un disegno articolato mostrando una coerenza inusuale nella programmazione del suo festival».
Che cosa è la danza per tanti "grandi" della nostra storia umana?
"Zarathustra il danzatore , Zarathustra dal cuor leggero che fa segno con le ali pronte a spiccare il volo,che fa segno a tutti gli uccelli,pronto e proteso ,anima leggera e piena di gioia ".
" Ho imparato a camminare; da allora mi lascio correre.
Ho imparato a volare,da allora non ho più bisogno di spinte
per cambiare posto ".
( Nietzsche ).
" Ascoltate la musica con l'anima.
Non sentite un essere interiore che vi si risveglia dentro ?
E' per lui che la testa vi si drizza,che le braccia si sollevano,che camminate lentamente verso la luce.
E questo risveglio è il primo passo della danza come la concepisco io .
( Isadora Duncan ).
.
" La danza è sempre stata per me una necessità di dare qualcosa, di esprimermi e trovare un punto di incontro con la vita che mi circonda. Per questa ragione si presenta nella mia esistenza con l' identico valore, con il medesimo senso e naturalezza del parlare o del camminare...la danza o l 'arte significano, per una bambina,un' esplorazione profonda della vita...a quindici anni l' influenza di un libro che arrivò nelle mie mani," La vita di Isadora Duncan", fu decisiva in quel desiderio di ricerca che sentivo palpitare dentro di me attraverso improvvisazioni...Incominciai a penetrare,a scavare nel mondo del silenzio...
Un giorno, alla fine di una lezione,l'irraggiungibile Martha Graham rimase da sola con me...la supplicai di guardare le mie danze. Accettò...ed io, con i miei dischi sciupati, iniziai a ballare...dopo un' ora mi sedetti di fronte a lei. Allora con la sua voce gutturale mi disse:" Sei un' artista, non cercare maestri fuori di te...continua a cercare dentro di te il più possibile...il tuo maestro è la vita".
E io ... continuo a cercare.
( Maria Fux ).
" L'uomo è solo di fronte all' Incomprensibile :angoscia ,paura, attrattiva, mistero. Le parole non servono a niente .
Per quale motivo chiamare ciò Dio, Assoluto,Natura, Caso ?...Quello che occorre è entrare in contatto . Ciò che l'uomo cerca al di là della comprensione è la comunicazione.
La danza nasce da questo bisogno di dire l' indicibile, di conoscere l'ignoto, di essere in rapporto con l' altro .
( Maurice Bèjart ).
L'inizio della vita è sciolto e naturale ; ma poi interviene la società , con le sue regole, la sua morale ,la sua disciplina ,le sue varie forme di educazione, e la scioltezza e la spontaneità dell' essere originario vanno perdute. Diventiamo rigidi, ci costruiamo intorno un' armatura che nasconde la morbidezza interna. Fortifichiamo i confini del nostro essere per difenderci, per nascondere la nostra vulnerabilità; e perdiamo la libertà dell' essere.
( Osho da " Tantra la comprensione suprema ").
" Quanto più conoscete voi stessi, tanto più c' è chiarezza. La conoscenza di sé non ha fine . E' un fiume infinito...man mano che ci si addentra sempre più si trova la pace. Soltanto quando la mente è tranquilla -con la conoscenza di sé e non con la disciplina autoimposta-,solo allora, in quella tranquillità,in quel silenzio, si può attingere alla realtà . Solo allora può esserci beatitudine, può esserci azione creativa..
Non avete notato che nei movimenti di creatività, quei momenti piuttosto felici di interesse vitale, non c'è nessun senso della ripetizione, nessun senso della riproduzione dell'esistenza ? .
Se possiamo comprendere noi stessi, così come siamo, istante per istante, evitando il processo di accumulazione, allora riusciremo a capire come possa giungere una tranquillità non immaginata né coltivata ; e soltanto in quello stato di tranquillità ci può essere creatività ".
(J. Krishnamurti )
" La spontaneità è una scintilla del divino che è in noi...l' irrompere del trascendente nella nostra vita ".
( J.L. Moreno ).
"Non c'è niente di costante tranne il cambiamento" . .
"Muoviti nel mondo celebrando,danzando,cantando simile a un ape ; va da fiore a fiore ,soltanto attraverso tutte le esperienze diventi maturo ".
( Buddha ).
" Cantate e danzate insieme e siate felici,
ma fate in modo che ognuno sia anche solo,
come sono sole le corde di un liuto,
sebbene vibrino alla stessa musica ".
( K. Gibran ).
" Quando una goccia d' acqua cade nell'oceano
quando un granello di polvere cade sulla terra
in quel momento la goccia d' acqua non è più goccia,
e il granello di polvere non è più un granello
ma la terra intera ".
( Taisen Deshimaru Roshi ).
" La pratica dello zazen è la diretta espressione della nostra vera natura. A rigor di termini, per un essere umano non esiste altra pratica che questa; non esiste altro sistema di vita che questo ". .
" Ciò su cui insistiamo è l'incrollabile fiducia nella nostra natura originaria ". .
" Esprimete voi stessi così come siete, senza alcun elaborato modo di impostare voi stessi: ecco la cosa più importante ". .
" Attimo per attimo ognuno scaturisce dal nulla. Ecco la vera gioia della vita". .
" E' la saggezza che va in cerca della saggezza ".
( Shunryu Suzuki-roshi ).
" La grazia nella danza nel senso estetico e religioso del termine probabilmente è questa : Presenza dello spirito nella carne".
( Roger Garaudy ).
.
"Di là dalle idee,
di là da ciò che è giusto e ingiusto,
c'è un luogo.
Incontriamoci là". .
Mevlana Jalaluddin Rumi
Il Samâc (in turco, Semà), detto anche "la danza dell'estasi", è il tipico dhikr della Mevleviyya, la Confraternita sufi fondata a Konya (Turchia) da Jalâl âlDîn Rûmî nel XIII° secolo.
Altamente emblematica, altamente spirituale, questa danza è l'espressione stessa della realtà divina e della realtà fenomenica, in un mondo in cui tutto, per sussistere, deve ruotare come gli atomi, come i pianeti, come il pensiero. Il Semà simbolizza l'ascesa spirituale - viaggio mistico dall'essere a Dio - «Il semà è la pace per l'anima dei vivi,
e chi conosce ciò raggiunge la pace dell'anima. Colui che desidera il proprio risveglio,è quello che già dorme in un giardino.
Ma per chi dorme dentro a una prigione il risveglio è soltanto un dispiacere.
Assisti al semà là dove si celebra un matrimonio, non quando c'è un funerale, o in un luogo di dolore.
Chi non conosce la propria essenza, colui ai cui occhi è nascosta questa bellezza lunare,che se ne fa della danza e del tamburo?
Il semà è fatto per l'unione con l'Amato; e per quelli che hanno il viso rivolto alla qibla ecco, il semà rappresenta questo mondo e quell'altro.
E più ancora: il cerchio dei danzatori di semà che dolcemente volteggiano ha nel suo centro la Ka`ba. Se desideri la miniera della dolcezza, ecco, essa è là, e se ti accontenti d'una briciola di zucchero, ecco: questo dono è gratuito.»
IL BALLO DELL'OBBEDIENZA
(Madeleine Delbrel, mistica francese)
"Noi abbiamo suonato il flauto e voi non avete danzato"
E' il 14 luglio.
Tutti si apprestano a danzare.
Dappertutto il mondo, dopo anni dopo mesi, danza.
Ondate di guerra, ondate di ballo.
C'è proprio molto rumore.
La gente seria è a letto.
I religiosi dicono il mattutino di sant'Enrico, re.
Ed io, penso
all'altro re.
Al re David che danzava davanti all'Arca.
Perché se ci sono molti santi che non amano danzare,
ce ne sono molti altri che hanno avuto bisogno di danzare,
tanto erano felici di vivere:
Santa Teresa con le sue nacchere,
San Giovanni della Croce con un Bambino Gesù tra le braccia,
e san Francesco, davanti al papa.
Se noi fossimo contenti di te, Signore,
non potremmo resistere
a questo bisogno di danzare che irrompe nel mondo,
e indovineremmo facilmente
quale danza ti piace farci danzare
facendo i passi che la tua Provvidenza ha segnato.
Perché io penso che tu forse ne abbia abbastanza
della gente che, sempre, parla di servirti col piglio da
condottiero,
di conoscerti con aria da professore,
di raggiungerti con regole sportive,
di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato.
Un giorno in cui avevi un po' voglia d'altro
hai inventato san Francesco,
e ne hai fatto il tuo giullare.
Lascia che noi inventiamo qualcosa
per essere gente allegra che danza la propria vita con te.
Per essere un buon danzatore, con te come con tutti,
non occorre sapere dove la danza conduce.
Basta seguire,
essere gioioso,
essere leggero,
e soprattutto non essere rigido.
Non occorre chiederti spiegazioni
sui passi che ti piace di segnare.
Bisogna essere come un prolungamento,
vivo ed agile, di te.
E ricevere da te la trasmissione del ritmo che l'orchestra
scandisce.
Non bisogna volere avanzare a tutti i costi,
ma accettare di tornare indietro, di andare di fianco.
Bisogna saper fermarsi e saper scivolare invece di
camminare.
Ma non sarebbero che passi da stupidi
se la musica non ne facesse un'armonia.
Ma noi dimentichiamo la musica del tuo Spirito,
e facciamo della nostra vita un esercizio di ginnastica:
dimentichiamo che fra le tue braccia la vita è danza,
che la tua Santa Volontà
è di una inconcepibile fantasia,
e che non c'è monotonia e noia
se non per le anime vecchie,
tappezzeria
nel ballo di gioia che è il tuo amore.
Signore, vieni ad invitarci.
Siamo pronti a danzarti questa corsa che dobbiamo fare,
questi conti, il pranzo da preparare, questa veglia in
cui avremo sonno.
Siamo pronti a danzarti la danza del lavoro,
quella del caldo, e quella del freddo, più tardi.
Se certe melodie sono spesso in minore, non ti diremo
che sono tristi;
Se altre ci fanno un poco ansimare, non ti diremo
che sono logoranti.
E se qualcuno per strada ci urta, gli sorrideremo:
anche questo è danza.
Signore, insegnaci il posto che tiene, nel romanzo eterno
avviato fra te e noi,
il ballo della nostra obbedienza.
Rivelaci la grande orchestra dei tuoi disegni:
in essa, quel che tu permetti
dà suoni strani
nella serenità di quel che tu vuoi.
Insegnaci a indossare ogni giorno
la nostra condizione umana
come un vestito da ballo, che ci farà amare di te
tutti i particolari. Come indispensabili gioielli.
Facci vivere la nostra vita,
non come un giuoco di scacchi dove tutto è calcolato,
non come una partita dove tutto è difficile,
non come un teorema che ci rompa il capo,
ma come una festa senza fine dove il tuo incontro si
rinnovella,
come un ballo,
come una danza,
fra le braccia della tua grazia,
nella musica che riempie l'universo d'amore.
Signore, vieni ad invitarci.
Maria de Falco Marotta